Voto: 9

Anal Phobia: già dal nome della band penso al più estremo dei generi… presagio dal quale vengo però allontanata guardando le grafiche del cd, che di certo non rientrano perfettamente nei parametri delle copertine death/brutal/metalcore con sbudellamenti, donne gravide squartate, Pippo Baudo od Emilio fede smembrati e via dicendo…

…ma va beh, inizio immediatamente ancora più incuriosita ad ascoltare ciò che per questa band costituisce una rinascita, una presentazione vera e propria dopo un’entrata grindcore nel panorama underground nel 2010, uno scioglimento improvviso a metà 2011 ed un successivo ritorno insieme proprio quest’anno.

I nostri mantovani non perdono tempo a presentare il proprio rinnovato death/metalcore in“Gud Griff”, intro: una voce distorta seguita da  riff pesantissimi death che in un ritmo lento si susseguono ansiosamente per culminare nell’entrata in scena della voce in growl.

Continuiamo con “Call Him In Silence” e “Berluskoni”: rimango stupita dalla cattiveria, violenza e rabbia che emergono tramite ritmiche sfrenate dalle influenze puramente hardcore e da virtuosismi dovuti ad una tecnica eccellente e sorprendente: 10 e lode alla batteria, capace non solo di destreggiarsi rendendo il tutto cangiante e vario, ma, velocissima ed instancabile, costituisce effettivamente il motore dell’album in sé, il cardine su cui si sviluppa il death e quel “core” che più di una volta ci ha fatto catalogare erroneamente il genere stesso troppo scontato o troppo innovativo per esser ben recepito da un pubblico vincolato a tutto ciò che può essere old school.

Già sentito da qualche parte l’esordio di “Berluskoni”: la voce del nostro amatissimo premier emerge tramite un pezzettino del famoso discorso che lo confermò nostro orgoglioso rappresentante all’estero (ragazzi, capite l’ironia vero?!) verso Martin Schultz nel 2003 durante la seduta del  parlamento europeo (“la suggerirò per il ruolo di Kapò…”): la voce sputa velenosissima e senza sosta, alternando parti alla Bleeding Through a più pesanti e profondi growl.

La band riesce ad introdurre, oltre ai classici riff a volte striduli a volte densi e corposi ,blast beat alternato a break down (“H.E.D”, tipico difatti dello slam in generale) anche elementi che sinceramente non dispiacerebbe sentire più spesso e che rendono ancora più incazzato il miscuglio di death/metalcore quali urli, grugniti, echi di voci stridule, vocalismi gutturali, intermezzi su basi melodiche(“Soulless”) e brevissimi scratch(“Dark Throne”)… insomma gli arditi mantovani ci stanno violentando in tutti i modi (e penso sia proprio questo il loro scopo).

Dark Throne” sembra seguire l’andazzo brutale e devastante delle precedenti track, peccato per la struttura del finale,nvagamente sforzato e  quasi confuso, visto le tempistiche diverse in cui si destreggiano voce,chitarra e batteria.

Questo lavoro, senza alcun dubbio ben riuscito, ben concepito e ben strutturato, otterrà vari consensi non esclusivamente dagli spasimanti del metalcore e del death, ma anche dagli amanti del black, visto lo stile vario che le canzoni presentano, l’una dall’altra, con parti interessanti ed innovative, fino alla fine dello stesso Ep ,“Legion” e “Nailed”, in cui, soprattutto in quest’ultima,  ci si lascia andare ad una base dalle musicalità inaspettatamente tranquille, una calma in questo caso dopo la tempesta che sinceramente ho molto apprezzato, nonostante sia davvero imprevista.

Per quanto riguarda la registrazione, non ho dubbi sul voto dato… un meritatissimo nove anche per la cura minuziosa dei dettagli che rende il lavoro ottimo anche sotto questo punto di vista.

Proteggete il vostro deretano!

Blackstar

 

TrackList

01. Gud Gris

02. Call Him In Silence

03. Berluskoni

04. H.E.D

05. Desertum Foliae

06. Cumparty

07. Soulless

08. Steampack Willie

09. Dark Throne

10. Legion

11. Nailed

 

  • Anno: 2013
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Death MetalCore

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