Voto: 5.5

Piccola premessa: i brani che mi appresto a recensire non costituiscono una demo vera e propria. Si tratta delle prime creazioni degli AmanitaCakes, band che si è rivolta a noi per avere un giudizio sul proprio operato. Contrariamente alle mie abitudini, dunque, farò un track-by-track, essendomi impossibile in questo caso parlare di lavoro nella sua interezza. Lo stile proposto è un crocevia tra prog rock e post rock, due generi che – stando anche ad alcuni pareri esterni che mi sono pervenuti – tendono ormai a non essere più così distinti. Ma veniamo finalmente ai brani.

‘A prendermi’, dei cinque, è l’unico che contiene una linea vocale; se così possiamo chiamarla, trattandosi per lo più di qualche sussurro che fa di sfondo a un delicato arpeggio. Verso la parte centrale del brano la melodia portante evolve, mantenendosi pacata e serena, e accennando anche a una maggiore intensità senza che il ritmo cambi di una virgola. Il risultato non è affatto male, ma suggerirei comunque di lavorare su una maggior varietà del drumming, così da poter giocarsela anche sulle dinamiche.

‘Emodium’ ci mostra nuovamente una chitarra in gran spolvero sugli arpeggi, accompagnata da un’aggraziata ma costantemente presente linea di basso che non sente stretto il proprio ruolo nelle retrovie. Qua si avverte forte la derivazione post rock in un tentativo di alternare parti morbide a momenti più “spessi”, a mio avviso però in questi ultimi occorrerebbe lasciar perdere gli arpeggi e puntare su accordi più corposi. Interessante il finale della traccia, con un vago retrogusto psichedelico.

Deciso cambio di linea con ‘Ottawa’, aperta da un riff su tonalità più basse quasi derivazione Dream Theater. Poi si torna su binari già calcati, sembra però che il suggerimento che esponevo un paio di righe sopra sia questa volta non necessario. E se di tanto in tanto si hanno anche spezzoni leggermente più cattivelli, ecco che il pezzo assume un andamento di saliscendi che tiene viva l’attenzione.

Incipit deciso anche per ‘Pavlov’s Desire’. Strutturalmente riscontro somiglianze con la traccia di cui ho appena parlato: un andamento tutto sommato movimentato, le melodie scelte sono ovviamente diverse ma l’impostazione è quella.

Vediamo infine ‘Promenade’: qua si torna al sacro verbo degli arpeggi, dominanti per buona parte del brano. E si torna anche alla dominanza della matrice post rock, visto come sale la dinamica nella seconda metà, subito prima della coda conclusiva.

Avrete notato che il mio entusiasmo per gli AmanitaCakes è progressivamente andato scemando mano a mano che proseguivo con la recensione: questo perché alla lunga i brani tendono a somigliarsi l’un l’altro e, se l’assenza di voce non viene debitamente compensata con delle dinamiche ben strutturate, alla fine l’ascoltatore si annoia. La sufficienza per ora è mancata per un pelo, ci può stare anche un piccolo incoraggiamento, ma nel futuro mi aspetto un netto passo avanti: e il primo punto su cui lavorare riguarda indubbiamente i ritmi, qui a conti fatti troppo piatti.

 

Francesco Salvatori

 

TrackList

  1. A Prendermi
  2. Emodium
  3. Ottawa
  4. Pavlov’s Desire
  5. Promenade
  • Anno: 2013
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Prog Post Rock

Links:

 

Autore