Voto: 6

Hi to everyone, IDM! Rieccoci con una nuova review che mi vede mettere le grinfie sui Throne, band formata da 5 “motherfuckers” che debuttano con “Avoid The Light” nel 2012.

Ad attirare per prima la mia attenzione è stata senz’altro la cover caratterizzata da contrasti cromatici che vanno a riempire icone simboliche, dalla ripresa del concept ai caratteri puramente stoner per il nome del disco – e vi dirò, il risultato non è male. Cerco però di non crearmi aspettative, prendo la lista delle tracce e comincio l’ascolto.

Il disco si articola in 10 tracce dalla durata più o meno simile e questo è bene, poiché ho trovato la giusta concentrazione ed equilibrio tra i riffs e gli strumenti, con un risultato per niente male! Le influenze della band, come dichiarato anche su fb sono numerosissime ed evidenti a primo acchito, ma riesco a cogliere altrettanto distintamente la rielaborazione personale, che incrementa il mio indice di gradimento.

Con l’incipit sludge di “Prefer To Die”, si sceglie di dare senz’altro spazio alla combo strings+vocals e fare inversione di marcia verso uno stoner classicissimo come quello dei Pantera – influenza che troneggia in questa seconda “Buried Alive”, condita anche con un po’ di death …che non guasta mai! “3 Days Of Rain” è molto American: i drums tengono spediti il tempo sulla grancassa, accompagnati poco dopo da chitarroni sempre più ibridi e capaci di stare al passo con Samu alla voce – ottimo anche il finish vintage di questo brano, che lo rende uno dei più orecchiabili! Da “Black Crow” e “Snake Eyes” in poi, il sound diventa omogeneo e con una marcia in più, a dispetto della ripetitività della traccia: variazioni calzanti che integrano meglio i mid-tempo, ritmiche aggressive, incisività della voce – che dimostra di essere uno dei pilastri della riuscita di tutto il lavoro. Sentiamo un attacco al basso con “Forsaken”, track #6, che riprende tra le mani lo sludge di peso ed è improntata sul refrain melodico/ritmico, concedendosi verso il finire una variazione in crescendo.

Ed eccola qui la mia preferita: “Smoke-Screen”! mi direte che non c’è nulla di innovativo in questo brano, che magari sa di déjà-vu e robe simili, ma posso assicurarvi che pochi gruppi riescono a fare bene lo stoner, quasi avesse uno schema da seguire davanti! Sicuramente i gusti di questi ragazzi sono ottimi e ce lo dimostrano, riversando nel componimento musicale tutto il loro bagaglio personale!

Ad uscire fuori dal coro forse è “Blaspheme”, che più dello stoner mi richiama il death, smorzando un po’ l’entusiasmo vintage della traccia precedente; sostanzialmente, ne avrei fatto a meno. Questa impressione trova infatti conferma nella successiva “God Sent Me To Kill You” che, con qualche colpo al rullante, introduce quella che a mio parere avrebbe dovuto seguire la 7 per coerenza. “Red Southern Sun”, brano in cui molto ho avverito vocalismi à la Phil Anselmo – apprezzatissimi poiché sono affezionata, per carità, ma occorre centellinare gli omaggi ragazzi – chiude il disco con le sue ritmiche ridondanti.

Tirando ora le somme, posso dire di aver optato per una recensione track by track per non stringare dove magari potevo sottolineare i punti di forza di questo gruppo nostrano, capace di fare molto. Come spesso accade, consiglio di tornare subito al lavoro per migliorare questa commistione tra stoner e sludge, che personalmente trovo apprezzabile. Suggerisco sicuramente l’ascolto, per gli amanti del genere.

 

BlackLux

 

TrackList

01. Prefer To Die
02. Buried Alive
03. 3 Days of Rain
04. Black Crow
05. Snake Eyes
06. Forsaken
07. Smoke-Screen
08. Blaspheme
09. God Sent Me To Kill You
10. Red Southern Sun

 

  • Anno: 2012
  • Etichetta: Moonlight Records
  • Genere: Stoner

 

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