Voto: 6.5

Now It’s Time è il titolo dell’album di debutto degli Steel City, band di Crema che dopo numerosi cambi di line up ha finalmente trovato la giusta sintonia e stabilità. Il lavoro che ci propongono rientra nel filone dell’alternative metal moderno, con marcate influenze metalcore, e segue fedelmente il sound e gli standard del genere: chitarre taglienti, batterie poderose, alternanza di cantati puliti e distorti, ritornelli melodici. Le influenze di gruppi come Avenged SevenfoldBullet For My ValentineAlter Bridge e Papa Roach sono evidenti in un bel po’ di trovate tecniche e stilistiche. Non si può dire lo stesso per quanto riguarda l’originalità e la forza compositiva, ma d’altronde il confronto con band di questo calibro lascia il tempo che trova dal momento che gli Steel City sono una realtà emergente che, ad ogni modo, ha fatto un buon lavoro.

Now It’s Time” non è certamente un album che colpisce al primo ascolto. Ci vuole un po’ di tempo per assimilarlo, digerirlo e scioglierne il groviglio melodico. Infatti, a primo impatto si fa molta fatica a seguire le melodie, specialmente quelle di alcune strofe che risultano particolarmente artificiose. Dopo alcuni ascolti, però, i pezzi cominciano a “girare” e ad acquisire coerenza e continuità, pur rimanendo macchinosi in alcuni punti critici. Considerando quest’affermazione valida per tutto il disco, di seguito commenterò i pezzi che mi hanno colpita maggiormente.

“Now It’s Time”, brano che da il nome all’album, inizia con una botta di adrenalina per poi appiattirsi nella strofa e riprendersi nuovamente nel ritornello fino a sfociare in un bell’assolo di chitarra accompagnato dalla potenza della doppia cassa. Scelta giusta, dunque, per l’apertura dell’album che, si sa, dev’essere sempre di grande impatto.

“No One’s Guilty” è un pezzo difficile da capire. Sembrano due pezzi in uno e sicuramente un mix di più generi, non c’è continuità tra strofa e ritornello, ma quando si arriva al ritornello posso giurare che è una delizia per le orecchie, forse proprio perchè dopo quella strofa quasi thrash metal non ci si aspetta un’apertura così smooth e melodica.

Stesso discorso per “Under Your Face”. Riff alla Papa Roach, strofa insapore e poi un bel ritornellone orecchiabile che mi ricorda qualcosa dei Creed.

“Where Is My Home” è il pezzo lento dell’album. Anche qui la voce sa di Creed e contribuisce alla componente emozionale del brano così come l’arpeggio iniziale e l’assolo lento nel mezzo. Purtroppo il pezzo è sciupato da alcuni punti del cantato che, come dicevo prima, sono artificiosi, spezzano la melodia (per esempio le chiusure di strofa e ritornello) e dal finale veloce. Una ballata dev’essere una ballata e a volte la voglia di strafare fa perdere l’equilibrio e la misura.

“Faster”, furioso e di impatto, è sicuramente il brano adatto per accendere il pubblico ai live, tipologia di pezzo che non può assolutamente mancare nel repertorio di una rock band.

Nei restanti brani c’è qualcosa che non va a livello compositivo, non scorrono e non colpiscono ed è questo il punto su cui gli Steel City dovranno lavorare di più. Comunque, esordio positivo e promettente.

 

Federica Blade

 

TrackList

01. Intro

02. Now It’s Time

03. I Don’t Belong

04. Last Evolution

05. No One’s Guilty

06. Mandragora

07. Under Your Face

08. Where Is My Home?

09. Faster

10. Black Monster Tears

 

  • Anno: 2013
  • Etichetta: Logic(il)logic
  • Genere: Alternative Metal

 

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