Voto: 6.5

Continuo a non ricordarmi per cosa stia l’acronimo A.N.O. ma ho come l’impressione di non volerlo realmente sapere, e mi sono abbastanza convinto che in realtà non voglia dire davvero qualcosa, ma sia solo un modo per suscitare curiosità e dunque attirare interesse. Tanto più che l’album lo trovate in download gratuito sul profilo bandcamp e dunque potete ascoltarlo senza spendere nulla se non qualche decina di minuti della vostra vita.

Millantando ‘Le Migliori Canzoni D’Amore’ (titolo, che ovviamente contribuisce a creare un alone di interesse… e che mi riporta alla mente un vecchio progetto demenziale di un mio amico, tale Sensible Man Orgaization- ‘The Greatest Love Song vol.2’, con cui – coincidenza delle coincidenze – le affinità non si fermano qua), gli A.N.O. vanno ad inserirsi direttamente nel panorama math rock più oltranzista, profondamente debitore di mostri sacri quali Shellac e Battles. Prevalentemente (seppur non esclusivamente) strumentali, snocciolano tempi asimmetrici su cui vengono eretti riff monolitici piuttosto “spessi”. Tolta la prima metà di ‘Plants’, arpeggiata (nonché accompagnata da un testo delirante), il resto è un blocco granitico che si fa spazio a sportellate. Nel finale dei brani, poi, la band tende a lasciare spazio a divagazioni noise.

Simpatico il riferimento alla storica colonna sonora di Star Wars in ‘March.o’ (ed ecco la coincidenza a cui facevo riferimento poc’anzi… in quel disco che citavo era presente un brano col campionamento del respiro di Darth Vader): sicuramente gradito a tutti i fan della famosa tri(/esa)logia, contribuisce poi a riportare – seppur per poco – un senso del ritmo più convenzionale. Meno simpatica, forse, la scelta di inserire nella traccia conclusiva una coda di quasi 20 minuti di rumori e vocii vari, in cui si distingue una sorta di brevissima ghost track di cui tuttora stento a capire l’utilità. Ma non potevamo certo aspettarci un’uscita di scena “standard”.

Non saranno canzoni d’amore, insomma, ma da qui ad accoglierle con una secchiata d’acqua ce ne passa. Il lavoro nel complesso appare congeniale a un orecchio avezzo a ritmiche non convenzionali (visto che i nostri lettori si muovono per lo più nel panorama metal, mi preme – e non è superfluo – sottolineare come i templari del quattro quarti tu-pa-tu-pa debbano stare alla larga…); e anche se magari non farà scalpore, mica dobbiamo ascoltare solo dischi destinati a scrivere pagine enciclopediche!

 

Francesco Salvatori

 

TrackList

  1. Hurts
  2. Plants
  3. Ninja
  4. Speedness
  5. March.o
  6. Lullaby
  • Anno: 2013
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Math Rock

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