Voto: 7.5

Davvero un bell’ascolto quello che ho sperimentato con gli ArtemiXia Cor, band recentissima formatasi appena nel 2012 in quel di Marsala, in Sicilia. Tre musicisti di tutto rispetto che bruciano le tappe sfornando in appena un anno il debut album in questione: “As God Intended” è un lavoro breve, composto da 8 brani che non fanno fatica a colpire nel segno. Definirlo soltanto alternative o soltanto post-grunge è decisamente riduttivo: alternative, grunge, stoner e sludge sono le correnti che colorano a tinte vivide un metal/rock potente, ruvido, trascinante e diretto, che non si vergogna di mostrare il suo lato più morbido quando serve, così come non si tira indietro quando c’è da mettere su un bel muro di suono.

L’esordio discografico del gruppo si rivela molto ben calibrato, davvero ben dosato, molto ben suonato e, se è lecito, cantato ancora meglio. Le liriche, pensate e scritte sull’onda di un’acuta sensibilità, vanno a potenziare la capacità comunicativa della composizione musicale che riesce ad essere eloquente tanto quanto il cantato. Insomma, con “As God Intended” gli ArtemiXia Cor debuttano alla grande, coadiuvati nell’impresa da una produzione che sa come valorizzare il loro talento.

Un accenno se lo merita pure la copertina: non me ne vogliano i tre (lo scrivo con ammirazione divertita), ma la loro disposizione spaziale richiama da vicino l’immagine di una crocifissione in cui ai piedi del condannato di turno figurano i due “apostoli/ladroni” che ne condividono la sorte. Infine lo sfondo scuro/rosso fuoco in stile inferno, che tratteggia al centro una macchia più chiara in forma di ali angeliche, si intona alla perfezione con il titolo dell’opera, enfatizzando quella che può anche essere letta come una metafora evocativa. La trovo pressoché geniale.

Fin dalla prima traccia, “This Song For You”, il trio dimostra cosa è in grado di fare: la flessibilità vocale di Antony, giovanissimo ma bravissimo, risulta ben presto evidente. Preciso e potente nell’esecuzione, tira fuori una voce rotonda, graffiante e calda che convince sia nelle tonalità più basse che in quelle più alte. Brano carico di energia, che spiega da subito cosa gli AtremiXia Cor intendono per “muro di suono”. “Cores” conferma le premesse, prima che l’anima grunge del gruppo si manifesti a pieno con “Eloquence Of Silence”, in cui le percussioni di Valerio valorizzano quella che secondo me è una delle più belle tracce dell’album. Antony qui sfiora il cantato pulito, perdendo a tratti la ruvidezza con cui si è presentato. Pezzo sofferto, governato da una batteria emozionante, che fa da rampa di lancio per “Riding This Wave”. Il quarto brano rappresenta forse la tappa più “ad ampio respiro” del percorso: con una modalità che mi ricorda molto i Metallica non per la musicalità ma per l’organizzazione interna dell’album, questa song è il momento dedicato al grande pubblico, cosa che non è sfuggita a chi ha gestito la scaletta, visto che ne è stato fatto un videoclip e ne è stata prodotta una versione ad hoc per le radio. Tutta da godere, senza dubbio, mentre addolcisce il ritmo senza però diventare mai lenta. Segue “The Veteran’s Deathbed”, che a mio parere è il pezzo più particolare; diverso da tutti gli altri, a suo modo affascinante, crea uno stacco nel sound generale, stravolgendo tanto la composizione musicale quanto le linee vocali, scegliendo uno pseudo-parlato con riverbero che lascia un po’ straniti dopo la performance precedente. Altra bellissima song è “The End Of Line”; inizialmente pacata e morbida, accelera all’improvviso arrivando a creare un momento da vero e proprio headbanging, con tanto di capelli al vento e braccia alzate, prima di rallentare di nuovo in un’altalena continua. La parentesi soft arriva con “Make A Wish”, una carezza in mezzo alla forza rude fin qui espressa dalla band; un azzeccatissimo fraseggio delle corde, delicatamente intrecciato con una batteria sussurrante, se la gioca gomito a gomito con l’interpretazione vocale toccante e coinvolgente. Sarebbe interessante assaggiarla in versione acustica, tanto per provare. Sul finale, “A Chip On My Sholuder” recupera tutta l’energia e la potenza graffiante che l’avevano fatta da padrone nei primi brani, riproponendo la personale interpretazione degli ArtemiXia Cor a proposito del suddetto “muro di suono”.

Lo ammetto, “As God Intended” mi ha entusiasmata; però un volo radente va fatto anche sulle (poche) pecche presenti. Nonostante gli ottimi arrangiamenti che esaltano ogni brano, nonostante la notevole prova vocale di Antony e le belle performances dei due fratelli Di Giorgi (la chitarra di Giuseppe, da solista, sa offrire un’intensità da brividi)…si percepisce un certo sapore acerbo, serpeggiante qua e là. Qualche passaggio è forse troppo azzardato, qualche soluzione è forse un po’ troppo scontata o semplicistica e non manca un pizzico di ripetitività che a volte salta all’orecchio. Ma niente di grave, nulla che possa inficiare l’ottimo livello di un debut album che assegna un arduo compito al trio siciliano: mantenere la promessa, neanche troppo implicita, che ci hanno fatto con il loro “As God Intended”…quella di regalarci in futuro un metal ancora migliore di questo. Buon lavoro!

 

Ella May

 

TrackList

1. This Song For You

2. Cores

3. Eloquence Of Silence

4. Riding This Wave

5. The Veteran’s Deathbed

6. The End Of Line

7. Make A Wish

8. A Chip On My Shoulder

 

  • Anno: 2013
  • Etichetta: Areasonica Records
  • Genere: Alternative Grunge Stoner Sludge

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