Voto: 8
Presentare gli A Perfect Day è facilissimo, basta elencarne i nomi: Tiranti, Cantarelli, Bissa. Da questa costola dei Labyrinth, nasce nel 2011 il progetto APD; si narra che il Cantarelli, lavorando ad un suo progetto solista, si sia ritrovato a maneggiare una sequela di riff che lo hanno spinto ad interpellare il Tiranti al fine di elaborarli assieme. Da lì a mettere dietro alle pelli il Bissa il passo è stato breve. Poi a novembre 2012 il trio ha sfornato il disco omonimo, prima presentato in Nord America ed in seguito in Europa dalla Frontiers Records. Et voilà, la storia in breve.
Da allora ne ho sentite di tutti i colori sul progetto APD: chi pensa che i tre abbiano voluto cercare vie alternative ai percorsi ormai storici che li hanno visti protagonisti del panorama power/prog metal italiano, chi ha sottolineato la pochezza nostrana che non ha saputo attribuire i giusti meriti a musicisti di tale spessore, chi ha snobbato il trio sospirando (a voce bassa eh) che: “Ecco, ci mancava solo si mettessero a fare hard rock, sarebbero anche venuti a noia”, chi li ha definiti gli unici grandi dell’attuale panorama italiano. Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Le recensioni che consultavo, per contro, erano tutte talmente entusiaste del disco che prima di ascoltarlo mi son chiesta quanto di quello che stavo leggendo fosse dovuto ad una sorta di timore reverenziale e quanto invece fosse realmente dovuto al merito di questo trio che è oggettivamente composto da musicisti di tutto rispetto. Alla fine ho smesso di leggere e mi son messa ad ascoltare.
E’ vero, “A Perfect Day” è intriso di hard rock, non scevro da pennellate AOR, con punte di metal melodico; è vero, in certi passaggi non si può fare a meno di ipotizzare un parallelo con gli Alter Bridge e con gli Stone Sour, anche perchè lo stesso Cantarelli ha dichiarato di essersi in qualche modo “ispirato” a questi due gruppi. Ed è vero che si tratta di un lavoro ottimamente scritto, suonato, arrangiato e cantato. I tre non fanno minimamente rimpiangere l’assenza di una maggiore strumentazione anzi, il fatto che questi dieci pezzi siano essenziali e diretti è sicuramente uno dei punti di forza di un disco che sa farsi ascoltare senza agghindarsi e senza raccontare balle.
La voce del Tiranti si conferma una delle più grandi tra quelle italiane: pulita, potente, precisa, capace di alti e di bassi sempre corposi, rotonda e piena. Roberto sa cesellarla con varie sfumature, sa sporcarla quando serve, sa renderla cristallina, sa sussurrarla e sa urlarla. E’ sempre una garanzia per chi ama questo tipo di vocalità, qui esaltata da linee vocali che ne evidenziano la flessibilità e la maturità. La chitarra del Cantarelli è in uno stato di grazia da applausi: in questo disco tira fuori mille voci diverse, passando senza scossoni dalle sonorità in odor di acustico a quelle distorte che sfiorano il metal, giocando con tutto quanto può essere definito riff, groove e refrain senza per questo diventare autoreferenziale. Equilibrata, orecchiabile eppure sorprendente ed incisiva. La batteria del Bissa, mai eccessiva, fa da collante amalgamando le altre due componenti, impeccabile nell’esecuzione e preziosa per enfatizzare sia i momenti più tirati che i passaggi più soft.
Scritto questo, si deve aggiungere pure che “A Perfect Day” non ha in sé nulla di nuovo: nessuna sperimentazione, nessuna innovazione, nessuna soluzione geniale. Eppure funziona alla grande, forse proprio per la sua semplicità ed immediatezza. Il songwriting del trio non ha bisogno di inventarsi niente per essere efficace, visto che le dieci tessere di questo mosaico risultano un ascolto davvero coinvolgente, piacevole e soddisfacente senza richiedere altro. Non cederò alla tentazione di indicare i pezzi secondo me migliori o di evidenziare i miei preferiti: tutte e dieci le songs sanno arrivare dritte allo scopo e sono sicura che ogni ascoltatore troverà tra di esse quelle che riescono a toccarlo di più, senza l’ausilio di suggerimenti.
Per quanto riguarda il “track by track”, lascio giusto una frase per ogni step, per non inquinare troppo con la mia personale opinione il primo ascolto, con l’indicazione generale di prestare attenzione agli incipit di ogni brano e di non passare sotto silenzio i testi. “Another Perfect Day” apre il disco, iniziando dissonante quasi fosse un vecchio nastro che riproduce il carillon di una vecchia giostra, per poi sfumare senza soluzione di continuità nella distorsione della chitarra e nel pezzo vero e proprio. Segue “Now And Forever” che pone l’accento su di una componente da non sottovalutare: la voce del basso, imbracciato dal Tiranti, è il quid in più del secondo brano. La terza traccia, “Long Road To Ruin“, è la sosta soft dell’album, percorsa da una chitarra dal sapore acustico e nostalgico. “Alone And Free (Rockblind)“, dall’incipit elettrico e quasi elettronico, è una scarica di rock allo stato puro che quasi shocca dopo la delicatezza precedente, dominata dalla chitarra distorta e potente. “Silent Cry“, piazzata a metà cammino, è il brano su cui è stato girato il video promozionale, indicata come la ballad del disco. Sicuramente è un passaggio intenso e toccante, che vibra dalla prima fino all’ultima nota. “Under The Same Sun” ripropone il sapore acustico della chitarra, poi ispessito da un sound e da passaggi ritmici che ne fanno uno dei pezzi più interessanti. Tutta da scoprire e da godere è “Here We Are Again“, degna candidata al titolo di ballad al pari della più segnalata “Silent Cry“; dolcissima, densa ma orecchiabile, sa come lasciare il segno. Con “Waiting On The Edge” torna la potenza ed il ritmo tirato che attraversa tutto il disco, carica di emotività sottolineata dal fraseggio spezzato della chitarra e dal basso che di nuovo ribadisce la sua presenza. Attacco ventoso e trapuntato da gocce di chitarra per “Warm Embrace” che, pur carezzevole ed avvolgente, non rinuncia alle sonorità distorte. La conclusione, affidata a “We Only Say Goodbye“, inizia come un gospel per poi rivelarsi in corso d’opera talmente bella da far rimpiangere di essere arrivati al capolinea del viaggio.
Qualsiasi motivazione si voglia attribuire alla nascita del progetto APD, qualsiasi critica si voglia muovere al trio Tiranti–Cantarelli–Bissa ed al loro nuovo prodotto, “A Perfect Day” è un disco che vale la pena di essere esplorato e che consiglio a tutti, a partire dalle nuove leve del rock e del metal nostrano fino ad arrivare ai più smaliziati e storici frequentatori del genere, sicura che nella peggiore delle ipotesi risulterà quantomeno piacevole e ben percorribile. La mia professoressa di italiano ripeteva sempre che la grandezza di uno scrittore è direttamente proporzionale alla facilità con cui i lettori riescono a leggere le sue storie. Forse questo è vero anche per la musica.
Ella May
TrackList
01. Another Perfect Day
02. Now And Forever
03. Long Road To Ruin
04. Alone And Free (Rockblind)
05. Silent Cry
06. Under The Same Sun
07. Here We Are Again
08. Waiting On The Edge
09. Warm Embrace
10. We Only Say Goodbye
- Anno: 2012
- Etichetta: Frontiers Records
- Genere: Hard Rock AOR Melodic Metal
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