Voto: 9
L’ascolto di questo ‘This Is Not America’, nuovo lavoro dei The Unripes, mi ha portato a ripetuti ascolti prima di iniziare a stilare la recensione che state leggendo. Non perchè sia complesso da assimilare, anzi, l’ascolto risulta molto fluido ed enormemente piacevole; ma perchè una volta che vi ritroverete con questo cd nelle orecchie perderete la cognizione di tutto e vi lascerete trasportare da tanta energia pigiando nuovamente sul tastino ‘Play’ del lettore per riascoltarlo nuovamente, più volte.
The Unripes sono una band modenese composta da signori musicisti che sanno il fatto loro e vantano anche esperienza nel campo; vedasi per esempio Uncle Sappa al basso (Midnite Sun e Sutuana) e Sevens dietro le pelli (al secolo Luca Setti dei Trick Or Treat).
Ascoltando questo ‘This Is Not America’, la prima cosa che risalta al sistema uditivo è una produzine ben riuscita. Cristallina e pulita, che non vuol dire plastificata e fredda, riuscendo a mettere ad un corretto livello, in maniera ottima, tutti i componenti. Forse in certi frangenti risalta un tantino di più la batteria, ma son cose che si possono rivedere per il futuro. Non stiamo qui a cercare un puntino in mezzo a tante lettere scritte certo! Le song che compongono l’album sono una miscela sonora di Hair Metal proveniente dagli anni ottanta (altresì detto Glam o Sleazy) con pesanti inflessioni moderniste e fresche, risultando tutto molto ben fatto e travolgente. Chi scrive è poco incline alle produzioni moderne, ma qui siamo ad un livello dove il termine “moderno” non fa storcere il naso, anzi, fa drizzare del tutto le orecchie!
Partendo dalla traccia d’apertura, intitolata semplicemente (e deduco ironicamente) ‘Track n°1’, ci si ritrova davanti un’intro “tecnologico” che potrebbe sviare un pò, ma subito dopo riff corposi e tempistiche accattivanti farnno breccia nel vostro cuore di rockers. Sulle prime si potrebbe pensare alle odierne produzioni nord europee del genere, ma con l’ascolto vi renderete conto che è solo un vago alone, poichè la band ha un proprio mood, una sua personalità ed un gran buon gusto.
Non manca praticamente nulla; chitarre roboanti ed aperte a belle melodie, base ritmica che vi farà smuovere il culo dalla sedia ed un cantato che riesce ad adagiarsi sia a momenti di gran incazzatura che a medesimi più morbidi. Ben costruiti ed inseriti anche gli assoli, che hanno il dovuto spazio in tutto l’album. Attenti ai cori perchè in men che non si dica vi ritroverete a cantarli dietro alla band. Tutto ciò è il punto di forza di queste canzoni, tra cui la fantastica ‘Reload’, pezzo con cui la band ha lanciato l’album tramite il realtivo video.
Una song che emana energia da tutte le parti, con un cantato affascinante e coretti da paura! Hard rock bello massiccio e travolgente con una morsa sonora ed una melodia del tutto vincenti. Se nel silenzio della vostra stanza vi ritroverete a urlare il ritornello non preoccupatevi, è successo anche a me! Bel refrain in ‘Get On This Rollercoaster’, dove a farla da padrona è una linea vocale con aria a volte arrogante con quell’energia che vi farà piacere trovarvi dentro. Inoltre perfetta la coordinazione dei musicisti. Ottime le basi melodiche del pezzo che regalano un certo senso di maestosità.
Ammetto che non sapevo cosa attendermi dall’ascolto avendo letto l’etichettatura che la stessa band ha coniato per presentarsi, “Sleazycore”, ma adesso che ho ascoltato è inevitabile che l’album girerà ancora per molto tempo nel lettore. Immancabile in questi contesti la ballad di turno, momento in cui buona parte di band Hair Metal mal riescono, o per dirla in maniera più scurrile e giovane, scaca di brutto. Si giunge quindi a ‘You Are The One’; dove potrei dire solamente “un pezzone emozionale da pelle d’oca” ben costruito ed ottimamente interpretato da tutta la band.
Il cantato fa la sua bellissima figura, supportato dai cori avvolgenti ed una base musicale che praticamente riesce a farvi ritrovare in un’altro pianeta. Il ritornello è di quelli che vi si stamperà in testa sin dal primo ascolto e non vorrà più uscirne. Posso dire che per me si tratta di una delle ballad più belle ascoltate negli ultimi anni, proveniente dall’Italia? Questa canzone è una di quelle che mi ha fatto innamorare della band, lo ammetto!
Si riprende il passo per la strada adrenalinica con l’antemica ‘Until The Day I Die’ dove salterete in aria scapocciando come dei folli. Tantissima energia proposta con buon gusto. La band in questo contesto sfoggia alcuni momenti appesantiti da riff possenti ed una base ritmica che pesta come si deve. E si arriva ad uno dei momenti più esilaranti del lavoro con una song che si descrive da sola già dal titolo, ‘My Muse is Called Rock’n’Roll’! E mi immagino il vedervi agitati a fare air guitar, mentre intonate il ritornello. Un pezzo che dal vivo creerà tantissimo movimento sotto il palco. Durante l’ascolto mi sono venuti in mente certi Motley Crue, soprattutto per quanto riguarda il lavoro svolto dietro le pelli.
‘Damned Electric’ parte in maniera molto moderna, aprendosi a melodie eighties pompose e gli immancabili ritornelli. Secondo me ogni singolo brano di questo album è una potenziale hit, ad onor del vero vi sfido a non rimanere piacevolmente soddisfatti di ogni singola traccia, se amate l’hard rock con gli attributi. Queste si distaccano l’una dall’altra, seppur si rimanga fermi nel genere descritto, così da rendere articolato l’ascolto, durante il quale non incontrerete mai la noia o la ripetività. Strano sentirlo dire da me, ma l’inserimento di synth nella parte finale della canzone è qualcosa di altamente azzeccato.
Si arriva al “suonare” di alcune sirene che aprono la cover di ‘Scream If You Wanna Go Faster’, (si proprio lei, la canzone dell’ex Spice Girls, Geri Halliwell) cantata con tono basso e profondo che si alterna, durante l’evolversi del pezzo, a momenti più spensierati e rockeggianti, con muri sonori ben impostati, durante i quali il ritornello condito da validi cori di supporto risulta coinvolgente. Anche qui un bell’assolo che guarnisce questa torta musicale molto gustosa. Signorina Halliwell, ha visto che gli italiani hanno reso da paura la sua canzoncina pop modaiola? Lo tenga ben presente ed impari! Ahahahah
Chiusura affidata a ‘The Star Beyond This Wall’, una canzone morbida ed emozionante che si propone come la quiete dopo il gran casino festaiolo. Nella song anche un’inserimento dell’armonica a bocca che dona un certo flavour “vintage”. Non manca il ritornello “anthemicizzato” che evita che il pezzo risulti troppo lineare. Il vocalist riesce a far colpo tra calde intonazioni e alti e grintosi apici graffianti. Si sfuma tutto con le tastiere che vi lasceranno con una gran voglia, come detto in apertura, di riascoltare tutto, così da riaffrontare questo viaggio musicale tra emozioni bellissime, momenti di gran festa ed una goduria da paura!
Fa piacere e rende orgogliosi ascoltare tali lavori provenienti dalla propria nazione. Se amate l’Hair Metal d’annata, rivisitato e reso fresco ed al passo con i tempi, dovete senza indugio procurarvi questo lavorone. Cari rockers questo è un validissimo disco per tutti voi! Gioite adesso o tacete per sempre!
Francesco ChiodoMetallico
TrackList
1. Track n°1
2. Reload
3. Get On This Rollercoaster
4. You Are The One
5. Until The Day I Die
6. My Muse Is Called Rock’n’Roll
7. Damned Electric
8. Scream If You Wanna Go Faster (Geri Halliwell cover)
9. The Star Beyond This Wall
- Anno: 2012
- Etichetta: Street Symphonies Records
- Genere: Glam/Hard Rock
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