Voto: 7.5

“The Inhuman Use of Human Beings”, primo full lenght dei milanesi This Broken Machine, è un concept album che si tesse attraverso la metafora della lotta dell’uomo contro la macchina. È una musica dura e tormentata, cupa e spigolosa, con sporadiche aperture più liquide e rarefatte, che racconta di disagio e sofferenza ma anche di speranza e di voglia di riscatto.

This Broken Machine è una band fondata sulle idiosincrasie dei suoi elementi, nata dal bisogno di dare sfogo ai fantasmi e alle esigenze espressive che pervadono ognuno di noi.

Conflitti e angosce danno vita ad  uno stile molto originale, fatto di ritmi sincopati ed energici, chitarre dissonanti e compatte, voci sia urlate sia melodiche, toni cupi ed opprimenti che si fondono in brani molto articolati ma inseriti all’interno di un concept coerente ed omogeneo.

Tredici brani dal sound intenso e viscerale, fondendo tra loro più generi (alternative metal, progressive) e riuscendo a sezionare le emozioni in più parti.

Ciò che sicuramente si denota ascoltando i TBM è l’attitudine alla progressione, ricordando bands sperimentali come Tool e Mastodon, la ricerca di ambienti sonori ancora inesplorati.

In questo caso possiamo giudicare il “libro” dalla copertina, l’artwork di the inhuman use of human being rispecchia perfettamente l’umore di questo lavoro che si snoda tra atmosfere cupe, scandite da ritmi incalzanti e duri, passando da momenti di carica come in “Alpha” “Blinded”, alla malinconica “Alone”... degni di nota anche i due brani strumentali “Dry Land” e “June Gloom”.

This Broken Machine danno prova di possedere tutte le carte in regola a livello tecnico e strumentale, è stata messa molta carne al fuoco ottenendo un buon prodotto con cui presentarsi. Tuttavia credo che inizialmente sia un pò difficoltoso riuscire a interiorizzare quanto proposto, è un album che richiede molti più ascolti per poter far proprio ogni singolo brano. Sicuramente una caratteristica definita dal genere non di certo “straight to the face”.

In ogni caso una nuova e positiva proposta nostrana, che non mi dispiacerebbe vedere in sede live.

 

Alice Pandini

 

  • Anno: 2012
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Progressive Metal

 

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