Voto: 6

Nati nel 2006 come gruppo punk rock, nel corso degli anni, tra esperienze varie e cambi di formazione, gli Sweet Pain modificano il sound originale in maniera piuttosto netta, tanto che l’EP d’esordio, “Supernova (targato 2010), vede la band sterzare decisamente verso sonorità hard e southern rock.

Tali sonorità vengono riproposte anche nell’attuale “Between ears of wheat”, i cui cinque brani risentono fortemente dell’influenza di gruppi quali Black Stone Cherry ed Alabama Thunderpussy (in alcune soluzioni ho trovato alcune somiglianze anche con i vecchi Warrior Soul, anche se l’uso dei suoni è indubbiamente diverso).

Descrivere i vari pezzi è piuttosto semplice, pochi riffs per lo più stoppati, aperture sui ritornelli e sezione ritmica ben presente sulla falsa riga delle bands di riferimento, il tutto prodotto e suonato discretamente (a parte alcune piccole imprecisioni). Solamente la conclusiva “Another dirty baby” si discosta un po’ da quanto proposto in precedenza, con il suo incedere catchy ed il giro portante di chitarra stradaiolo che di più non si può.

Nell’insieme il lavoro si lascia ascoltare, anche se i pezzi si somigliano un po’ tra loro ed il cantato è spesso forzato; personalmente nel genere preferisco voci sporche ma piene (alla Black Stone Cherry appunto), non a caso il brano in cui la voce rende di più è quello conclusivo, che per le proprie caratteristiche meglio si adatta alla voce del singer.

Sicuramente il materiale proposto è adattissimo ad una riproposizione live, mentre in sede di registrazione purtroppo perde un po’ di appeal a causa di una certa ripetitività intrinseca nel genere, evitabile solamente dando ai vari brani quel tocco di genialità che permetta loro di emergere anche commercialmente (in senso buono), cosa che al momento gli Sweet Pain ancora non riescono a fare.
Nel complesso comunque un lavoro discreto.

 

Andrea B.

 

  • Anno: 2013
  • Etichetta:  Autoprodotto
  • Genere: Hard e Southern Rock

 

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