Voto: 9.5

I Vitriol con questo “Into the Silence I Sink” ci propongono un prog veramente originale, misto a un crossover di classe, tanto da portare alla mente band e stili che con il prog non hanno nulla che vedere.

Tecnicamente incredibili, i brani si sviluppano in complesse evoluzioni, cervellotiche quel tanto che basta a ricordare che cosa vuole esprimere la band, ma senza mai risultare eccessivi o melensi.
In quanto a tecnica non c’è davvero nulla da dire: seppure nella prima traccia la voce mi abbia convinto un po’ meno, ma giusto in qualche parte, risulta sempre aggraziata e incisiva.

Le chitarre sono veramente ottime, i soli ricordano spesso i migliori Nevermore e scusate se è poco!
Apprezzabilissima la sezione ritmica, basso e batteria sanno destreggiarsi tra metal estremo e “fusion” senza mai perdere impatto e sempre in totale armonia.
Sin dalla prima traccia, “Behind the Electric Veil”, anziché alle blasonate prog band à la page viene da andare con la mente ai migliori Korn e Nevermore, merito dell’impostazione del cantante e alle granitiche chitarre.
Il brano, pur aprendosi a riff melodici e soft, non perde mai di mordente, incastonando melodia e tecnica in un sound molto heavy, al punto che, nonostante tutto, ha spesso il sapore di produzioni ben più estreme e questa interessante connotazione caratterizzerà l’intero album.

La seconda traccia, “Slowly She Dies”, ci porta in territori quasi doom, inoltre un basso maggiormente in evidenza da al brano un sound molto vicino ai migliori Mudvayne, pur non entrando nel campo del metal estremo come gli statunitensi.
Parti del cantato mi ricordano invece tutt’altri campi, tra cui Corrosion of Conformity ma anche Tool e Incubus.

“Arabesque” si collega perfettamente alla precedente, a dimostrazione anche di un’ottima scelta della track list; molto melodica e accattivante, ci porta in atmosferiche più romantiche e meno frenetiche delle precedenti.
Dopo una serie di effetti nei 2 minuti di “Sinking”, con “The Frozen Wind” ci ritroviamo in un brano serrato e d’impatto, molto vicino allo stile dei Nevermore e dei Korn, ma ricordando in qualche modo anche Dream Theatre e Tool.

Bellissima l’atmosfera creata dalla voce e il contrasto che con essa danno i furiosi riff di chitarre e basso.
La sesta traccia, “Endless Spiral”, resta nel territorio sanctuary/nevermore, con granitiche parti di chitarra e serrate ritmiche di basso e batteria, pur mantenendo sostanziose aperture melodiche.

Con “Despite Your Cries” ci ritroviamo invece in ambiti più “fusion”, grazie a tastiere preponderanti e una melodia molto orecchiabile, pur mantenendo una estrema complessità nelle ritmiche.
Insomma un ottimo modo per ottenere sonorità quasi pop in un genere ben più complesso, ma il riff pesante è giustamente dietro l’angolo e il tempo rallentato e le chitarre che ci assalgono intorno ai 2 minuti ci stanno proprio bene!
Inoltre riuscire a mantenere l’atmosfera malinconicamente melodica con un cambio così deciso non è facile e i Vitriol ci riescono perfettamente!

La successiva “Oceans” ci porta da un’intro non distante dal brano precedente per stile, ad un alternarsi di momenti melodici e furiosi, sempre con la massima naturalezza e spontaneità.

I due minuti di effetti e atmosfere di “The Continuous Struggle” ci portano all’ultimo brano del disco, “Three Times”, brano estremamente melodico, in cui le atmosfere e le complesse armonie hanno la meglio sui suoni più estremi delle prime tracce, non la migliore, ma pur sempre un’ottima traccia.

Insomma i Vitriol sanno sicuramente dove vogliono andare a parare e il cd è un perfetto esempio di come non ci sia bisogno di scimmiottare le band più famose per creare un ottimo prog/crossover, di come le influenze personali possano portare a concepire qualcosa di originale anche in territori già vastamente esplorati.

Ed è proprio questo che colpisce: pur mantenendo saldamente la propria coerenza stilistica i Vitriol non si vergognano delle proprie influenze e dei propri gusti, riuscendo a realizzare un disco che non stanca nonostante la complessità del genere e regala invece grandi sensazioni.

Un disco che probabilmente non disdegnerà neppure chi non è particolarmente attratto dal genere.
Un unico appunto a livello di produzione: avrei gradito una batteria più “ampia” e meno “scatolata”, se capite cosa voglio dire, e un basso un po’ più aggressivo sulle basse frequenze; secondo me avrebbe reso più completo il sound di questo disco, ma si tratta di gusto personale e non è certo questo che fa la differenza in un così buon prodotto!

 

Psycho Andy Romi

 

TrackList

01. Behind the electric veil

02. Slowly she dies

03. Arabesque

04. Sinking

05. The Frozen Wind

06. Endless Spiral

07. Despite Your Cries

08. Oceans

09. The Continuous Struggle

10. Three Time

 

  • Anno: 2012
  • Etichetta: Melodic Revolution Records
  • Genere: Progressive Metal

 

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