Voto: 6.5

I più vecchi tra i nostri lettori sicuramente si ricorderanno dei romani Astaroth che nel lontano 1985 pubblicarono un Ep ormai di culto di quattro tracce dal titolo “Long Loud the Silence” (che prima o poi recensiremo..) nel quale apparivano in copertina vestiti da antichi romani. Da allora di tempo ne è passato, ma degli Astaroth si erano perse purtroppo le tracce, salvo sporadiche notizie provenienti dagli states dove 3/4 della band si è trasferita ormai da anni.

Con particolare attenzione ho quindi seguito il ritorno del combo romano/statunitense annunciato dalla loro pagina facebook, dopo che per anni si erano inseguite notizie di un possibile e agognato ritorno data l’importanza della band stessa. La notizia però è arrivata quasi all’improvviso scuotendo il mondo del metallo tricolore. In questi anni i ragazzi, ormai superata la quarantina, non hanno mai smesso di suonare, su tutti va ricordata la collaborazione del bassista Saverio Principini con Vasco Rossi, ed avendo sempre in testa l’idea di riprendersi un posto di prestigio nei cuori dei metallari di ogni epoca. La formazione è rimasta invariata escluso il cantante, infatti al posto di Bob Cattani (unico rientrato in Italia) è stato scelto l’americano Ace Alexander, mentre gli altri sono i componenti storici e cioè, il già nominato Saverio Principini che ha prodotto l’album insieme a Michael Tacci (Metallica, Whitesnake..) in quel di Los Angeles al basso, Max Cipicchia alla chitarra e Jan D’Amore alla batteria.

Come detto dalla stessa band nella bio, i brani sono tutti stati originariamente composti a metà anni ’80 e sarebbero dovuti essere il seguito di quel mitico Ep, salvo poi non farne di nulla causa anche la chiusura per fallimento dell’etichetta tedesca Rave-On Records. Apprestiamoci quindi alla dose di ascolto necessaria per poter fornire la nostra modesta opinione su questo “The End of Silence“!

L’inizio è assai promettente, un buon heavy rock vecchia maniera con ovvie influenze U.S Metal, gli anni passati negli states hanno cambiato sicuramente il suono degli Astaroth non per  questo però rendendoli molli, poi la voce di Alexander è più melodica rispetto a Cattani, ma non sminuisce la forza prorompente della band.  Quindi ritmo bello serrato al limite dello speed in molte parti della song.

Dilemma” è più mite, tendenzialmente più vicina all’hard rock, ma amici miei che classe hanno questi musicisti, peccato averli persi per oltre un quarto di secolo, “Nero’s Fire” da cui è tratto il bel video è il singolo di lancio dell’album. Ottimi ritmi, richiami al passato della band, i legionari son di nuovo tra noi? Direi di sì, ritmi serrati ma mai troppo veloci, il nuovo corso che avanza non rinnegando certo il passato vero come è che comunqiue i brani son stati scritti in quegli anni.

Si prosegue con “Apocalypse in the Living Room” che serra ancora le fila del ritmo, tra speed, rock e parti melodiche, ottima la chitarra graffiante di Cipicchia, e non da meno un basso perfetto di Principini, brano dal flavour ammiccante.

Arriva anche il momento della ballata per i più romantici, “The Siren Song“, indubbiamente ben fatta, Alexander sugli scudi, D’Amore che percuote con dolcezza le pelli, ma a me non piace.. Preferisco gli episodi più true, almeno dagli Astaroth voglio potenza, sorry. Poi nulla da dire ripeto il brano è bello, ma son gusti.

Dreams Die First” ha una struttura molto heavy con buone venature hard rock, inutile sprecare ancora parole per le qualità tecniche dei musicisti e si passa così a “Stand Or Fall“, tirato hard’n’heavy vecchia scuola che scuote le teste e il corpo, e con la solita dose melodica che sembra un marchio di fabbrica in questo nuovo lavoro degli Astaroth, uno dei migliori brani del cd.

In Spit of Melody” inizia bello tirato, poi la melodia prende il sopravvento in un brano comunque dal buon tiro metallico, tiro che non ci lascia neppure in “Mystic As Tarot” dove una volta di più la classe del basso di Principini guida la band con sapienza in ritmiche più prettamente heavy.

Il finale è affidato a “Chainless Slaves” che poco aggiunge a quanto scritto fin qui, melodie e ritmi tra il metal e l’hard rock.

Un giudizio finale non è facile stilarlo, il ritorno degli Astaroth forse me lo aspettavo diverso, più true metal, ma del resto il tempo passa per tutti. Indubbiamente la tecnica e la qualità che vi si trovano sono su eccelsi livelli, ma forse manca il quid emozionale che potrebbe elevare completamente il prodotto. Questo non suoni come una bocciatura chiaramente, ma se vi sarà un seguito la strada da seguire sarà quella di decidere se andare avanti con questo suono più melodico o tornare a suoni più metallici. Consigliato a chi ama il metal italiano che ha fatto la storia.

 

Klaus Petrovic

 

TrackList

01. My Sleeping Beauty

02. Dilemma

03. Nero’s Fire

04. Apocalypse in the Living Room

05. The Siren Song

06. Dreams Die First

07. Stand or Fall Together

08. In Spite of Destiny

09. Mystic as Tarot

10. Chainless Slaves

 

  • Anno: 2012
  • Etichetta: She Wolf Records
  • Genere: Heavy Metal

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