Voto: 8.5

Quello che non ti aspetti. I Silver Horses per 3/4 italiani, hanno alla voce uno dei miei cantanti preferiti di sempre quel Tony Martin che ha contribuito a fine anni ’80 e a metà ’90 alla storia dei Black Sabbath cantando in album quali “The Eternal Idol“,  “Headless Cross“, “Tyr“, “Cross Purposes” e “Forbidden“! Praticamente un pezzo di storia, e che storia, dell’heavy metal mondiale.

Grande curiosità quindi per me quando lo scorso anno si sparse la notizia di questa collaborazione con Andrea Castelli (basso storico del metal tricolore) Gianluca Galli (chitarra dei Mantra tanto per citare una delle sue band) e Matteo Bonini (drums MGRB). Tanto più perchè le origini della band nascono in quel di Siena che è anche la mia città.

Ovviamente da una collaborazione così importante non ci si poteva aspettare un album di semplice heavy metal, dato che il tutto nasce per la passione comune dei componenti per quella scena seventies che vedeva come capostipiti gruppi del calibro dei Led Zeppelin e dava la luce ai più recenti Whitesnake. Ecco questi i due nomi che più influenzano i suoni che scaturiscono da “Silver Horses“, album nel quale l’esercizio tecnico dei componenti raggiunge vertici di assoluto clamore.

Inutile stare a dire che l’originalità non è di casa, ma in un album devoto a suoni che hanno fatto la storia cosa mai dovremmo cercare di originale? Quello che ci interessa è che sia un prodotto valido e questo lo è alla grande, basti prendere come esempio “Me” brano che potrebbe riassumere da solo l’entità stilistica dell’ensamble italo/inglese.

Partendo dall’inizio però va ricordato che l’album è prodotto dagli stessi Castelli e Galli e registrato ai Virus Studio di Siena sotto l’occhio vigile di Alessandro Guasconi!

L’apertura è ovviamente in salsa zeppelliniana con la bella e cantabile “Rub It On Me” seguita dalla più scatenata “Run” nella quale la forza delle pelli martoriate da Matteo si accompagna al rotmo scandito dal basso di Andrea che da il là alla chitarra schizofrenica di Gianluca! Già dopo due brani si va a intuire la grandezza di questo lavoro, che sembra aver preso in ,modo intusiasta il giogo dei nostri rockers.

Più blues “Life and Soul” con influenze anche blackmoriane e il basso che pulsa tremendamente a costruire la struttura di un pezzo stupendo. Ecco va detto che il tiro che ha questo album è superiore a qualsiasi tentativo di velocizzare la musica all’inverosimile in cui cadono tante band esordienti.

Diamond Sky” è magia zeppeliniana, qui Martin mi sorprende più che mai, e non avrebbe certo sfigurato in un album d’epoca del dirigibile, forse il miglior brano di questo lavoro. Intensità, melodia e gusto per trasmettere emozioni senza tempo.

Elettromagnetica (questa mi mancava) è “Secret Service” che sprigiona una potenza senza pari grazie anche all’abilità chitarristica di Gianluca e ad un rif portante che spazza via tanta musica inutile che ascoltiamo ogni giorno. Tanto non smetterò mai di dirlo finchè non avremo una vera radio rock a livello nazionale non potremo mai crescere musicalmente in questo paese dove già da un mese ci travolgono i coglioni con Sanremo e ne mancano ancora due… Altro piccolo capolavoro che consiglio caldamente di ascoltare a volume massimo per apprezzare pienamente il messaggio musicale ivi inserito.

Torna la melodia/rock con “Suddenly Lost” e un’altra magistrale prestazione vocale di Tony Martin, per non parlare di un solo da brivido di Gianluca Galli.

Di “Me” vi ho già parlato, aggiungo solo che sembra una jam tra vecchi amici che amano i seventies! L’omonima “Silver Horses” pesca in scenari quasi folk, ispirata forse dal medioevo che ci appare nell’artwork interno nel quale la band posa nell’affascinante quadro dell’Abbazia di San Galgano. Necessaria anche l’armonica (che via via appare nei brani) suppongo suonata dallo stesso singer.

Ci avviamo al trittico finale che parte con la ritmatissima “You’re Breaking My Heart (Don’t Do It)“, seguita da “You” in cui si può riassumere quanto detto finora su cosa abbia influenzato questo album, un condensato di voglia di suonare liberi da ogni clichè nell’osannare e omaggiare la musica con cui sono cresciuti i nostri autori.

Il gran finale è tutto per “Who’s Holding On To You“, acustica con classe ed eleganza nella sua melodia vincente.

Ora sarebbe il momento di tirare le conclusioni, ma non credo ci sia molto da aggiungere, un grande album che purtroppo non entra nella mia top dell’anno perchè ormai l’avevo già consegnata al direttore, ma sicuramente sarebbe nei primi cinque.

Se amate la musica, quella vera, quella che nasce dalla passione questo album è per voi.

 

Klaus Petrovic

 

TrackList

01. Rub It On To Me

02. Run

03. Life and Soul

04. Diamond Sky

05. Secret Service

06. Suddenly Lost

07. Me

08. Silver Horses

09. You’re Breaking My Heart (Don’t Do It)

10. You

11. Who’s Holding On To You

 

  • Anno: 2012
  • Etichetta: 7Hard (New Music)
  • Genere: Hard Rock

 

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