Voto: 7
Dalla Sardegna con furore…stiamo parlando degli Shoggoth, attivi dal 2003 e dediti al Thrash Groove Metal di stampo americano (Pantera, Machine Head, Crowbar). Dopo una serie di EP e concerti per tutta la penisola, ci troviamo di fronte a questo “The Age Of Terror”. Lavoro granitico, pesante, carico di potenza e sudore. Primo full-lenght dopo 9 anni di attività.
Senza perdere troppo tempo, vi dico subito che questo è un bel disco. Ottimamente suonato e con una produzione che risalta tutti gli strumenti. L’album scorre via senza intoppi o punti “morti” o “noiosi”. La rabbia che i Nostri hanno messo nelle loro composizioni salta fuori dagli speakers…e noi non possiamo che goderne. Qui non troveremo la frenesia dei lavori di stampo Speed o del Thrash più oltranzista sparato a 1000 km/h. La parola chiave è una soltanto: Groove. A tonnellate.
Il livello tecnico è elevato. Il riffing è ispirato e davvero “pesante”. Sezione ritmica bulldozzer e un cantato aggressivo che richiama il miglior Phil Anselmo dei tempi di “Vulgar Display Of Power” o “Far Beyond Driven”. Ti viene voglia di andare in headbanging o di pogare contro i mobili di casa propria quando ascolti canzoni come “Dirty Business”. Oppure l’opener “Dark Thoughts” così heavy da esserne coinvolti sin dalle prime battute. Il feeling iniziale viene ripreso dalla coinvolgente “Ghost Our Time”. “Dope” è un bel pugno in faccia. Incalzante da subito, la song vira su mid-tempos pregevoli da ascoltare.
La Band gira bene e non lesina energie nel proporre le proprie idee. Molto Pantera Style con un pizzico d’influenze Swedish. “Control” è un esempio di come i ragazzi sappiano arrangiare bene le loro creazioni. Sempre mid-tempo ma con un gusto per la melodia ricercato in alcuni passaggi. Vedi l’inizio strofa o l’assolo a metà canzone. Il quinto brano “Craven” si muove sulle stesse coordinate dei brani precedenti, promossa. “Dirty Business” alza il tiro di quest’album e ci propone un capitolo davvero interessante. Probabilmente l’episodio migliore di tutti. Si parte a cannone per poi veleggiare su coordinate più cadenzate e malsane, sostenute da un drumming potente e preciso e dalle vocals al vetriolo del singer Mex. La settima track, “Germ“, conferma lo status di alfieri del Thrash Groove. Ritornello che ti si stampa in testo e il solito ottimo lavoro chitarristico. Buona anche la successiva “The Light“, anche se “I lIke That” mi ha fatto sbattere la testa contro il pc. Insieme a “Dirty” questa è un altra perla del disco. Non aggiungo altro, davvero una grande song. In chiusura troviamo “The Golden Rule”, perfetta per porre la scritta “The End“ a questo “TAOT”. Solito incidere monolitico che non lascia scampo e voglia di spaccare tutto.
Un disco davvero interessante, senz’ombra di dubbio. Non siamo di fronte ad un capolavoro, ma le basi ci sono tutte per andare avanti a produrre ottima musica. Magari, gusto personale, spingerei un pò di più sull’accelleratore…giusto per spezzare i frequenti ritmi cadenzati. D’altronde, essendo un fan del thrash old school e del “tupa-tupa”, mi piacerebbe che ci fossero episodi più tirati. Però è solo una cosa soggettiva. Chi è amante di queste sonorità troverà tutto ciò che desidera. Complimenti agli Shoggoth!
Daniele Orlandi
TrackList
01. Dark Thoughts
02. Ghosts Of Our Time
03. Dope
04. Control
05. Craven
06. Dirty Business
07. The Germ
08. The Light
09. I Like That
10. The Golden Rule
- Anno: 2012
- Etichetta: Autoprodotto
- Genere: Thrash Metal
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