Voto: 8
Quando, circa a metà degli anni ottanta, ci fu l’esplosione dei cosiddetti eroi della chitarra, mai si sarebbe potuto pensare che, da lì a breve, il fenomeno avrebbe raggiunto connotati tali da arrivare a comprendere anche chi, nel basso elettrico, aveva trovato la propria identità e manifesta via di espressività artistica.
La notorietà, a livelli popolari, di Billy Sheehan all’indomani del suo ingresso nella David Lee Roth Band e al conseguente successo planetario del disco d’esordio “Eat’em and Smile”, condusse a un veloce proliferare di virtuosi delle quattro corde che, usciti da un sottobosco di pub e malfamati locali, base di partenza delle proprie scorribande musicali, trovarono un veloce attimo di fama grazie a dischi non sempre di qualità sopraffina.
Stu Hamm, a sua volta nella band di Joe Satriani, contese a lungo allo stesso Sheehan la palma di miglior esponente del ruolo. Entrambi, tuttavia, si trovarono immediatamente incalzati da un nutrito stuolo di epigoni, tra i quali Randy Coven, Ted May, Adrian Davison, John Alderete e David Harbour. Il fenomeno, di per sé nuovo nell’ambito dell’heavy rock ma sicuramente obsoleto in contesti fusion e jazz-rock, si consumò nel giro di pochissimi anni per poi sottrarsi alla luce dei riflettori, vittima, come pure l’hair-metal e l’AOR, del ciclone grunge che, da Seattle, arrivò ad abbattersi sul resto del mondo.
Ora, a distanza di più di vent’anni, un giovane bassista italiano, Alberto Rigoni, arriva alla sua terza prova da solista e lo fa promuovendo un progetto che trova le proprie radici sicuramente in ambiti prog e heavy ma, e questo è l’aspetto sicuramente più sorprendente, contaminandole con frequenti incursioni in aree ambient e new-age.
“Three Wise Monkeys“, questo il titolo del cd in esame, trova una sua base concettuale nella leggenda giapponese delle tre scimmie, sviluppandola attraverso un viaggio musicale che si svolge lungo una serie di belle composizioni, parzialmente strumentali e parzialmente cantate.
Sicuramente impressionante la lista degli ospiti che hanno messo il proprio talento al servizio della musica scritta da Alberto (tra gli altri spiccano l’ex Dream Theater Kevin Moore e Simone Mularoni dei DGM) ma ancor più di valore è la qualità di quanto proposto da questo bravo, giovane musicista.
Vorrei chiarire un concetto fondamentale. Vista la premessa, si potrebbe essere portati a pensare che quest’album possa essere pieno di inutili virtuosismi, fini a se stessi e che, in un simile contesto, la musica, quella vera, possa svolgere un ruolo di secondo, se non di terzo, piano. Bene. Ascoltate il disco, anche solo distrattamente e vi renderete conto di quanto sia vero l’esatto contrario. Alberto mette insieme nove composizioni, dieci se consideriamo una breve introduzione strumentale e lo fa con un gusto e una sensibilità che raramente capita di incontrare in questi ambiti musicali.
I brani strumentali prevedono spessissimo svariate sovra incisioni di basso elettrico nelle sue varianti con e senza tasti ed è proprio nelle esecuzioni con il fretless che risplende il talento di questo ragazzo, dotato di un fraseggio che, più di una volta, mi ha ricordato il grande Mark Egan.
Brillanti melodie s’intrecciano su pad di tastiere e suoni elettronici sempre misurati e mai fuori luogo. unitamente ad arpeggi, armonici con aperture stereo improvvise e più in generale, un lavoro di missaggio svolto con grande bravura dal tecnico Federico Solazzo.
Tanto materiale sarebbe già sufficiente a promuovere a pieni voti “Three Wise Monkeys“ non fosse che ancora non ho scritto delle composizioni dove è la voce ad avere il ruolo principale. Anche in questo caso le sorprese sono tante. Le canzoni si susseguono, sempre brillanti, con richiami ai Rainbow, agli Johansson Brothers (ascoltate proprio il brano che da il titolo al disco) ma anche ai Beatles e ai Beach Boys. Veramente. Non sono impazzito. La voce solista e i cori di supporto sono talmente belli che, più di una volta, ho avuto l’impressione di sentire la band di Brian Wilson sotto steroidi, accompagnata da musicisti prog-metal in overdose di anfetamine. Bellissime le ritmiche e lavoro spaventoso a livello di drumming.
In conclusione, “Three Wise Monkeys“ è veramente un gran bel disco, vario e mai noioso.
Alberto Rigoni è un bassista molto intelligente che sa dosare la propria tecnica secondo le necessità, soprattutto mettendosi a totale disposizione della musica che scrive.
Circondato da musicisti di grande livello, è stato capace di realizzare un prodotto di qualità.
Solo l’album di debutto di Randy Coven era stato capace di darmi le stesse sensazioni. Bravo!
Massimo Carlucci
TrackList
01 Toshogu Shrine
02 Mizaru
03 Three Wise Monkeys
04 Kikazaru
05 Blackened Tornado
06 Iwazaru
07 Free Falling
08 Between space and time
09 Coming Home
10 Believe
- Anno: 2012
- Etichetta: Any and All Records
- Genere: Progressive Heavy Ambient New Age
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