Voto: 5.5

I Wanax Project vedono la luce nel 2011, a Ciamprisco, una frazione del comune di Francolise, in provincia di Caserta. E’ solo dopo aver ottenuto una formazione stabile e aver composto un paio di inediti, che i nostri iniziano a lavorare ad altri pezzi al fine di (auto)produrre e distribuire la loro prima demo, Until the Beginning, comprendente quattro tracce, intro esclusa. Il quintetto, attualmente senza contratto, propone un heavy metal con alcuni rimandi all’hard rock, che è la summa e il punto di incontro delle influenze che caratterizzano i membri della band.

L’ Intro, puramente discorsiva e parlata in dialetto, si occupa di intrattenere l’ascoltatore con un breve siparietto che anticipa il via alle danze, avviate da Zombie’s Soul, forte di una ritmica dura e decisa e che passa da una certa solennità del ritornello ad una sezione d’assolo che coinvolge l’ascoltatore in una fase di headbanging dovuta, complice anche il lavoro batteristico di Marcello Mario, il cui stile, come avremo modo di vedere anche in seguito, si sposa perfettamente con la scarica di adrenalina prodotta dai nostri. Si passa ora ad una canzone con tanto di gioco di parole nel titolo, Go ToGetHer. All’intro, perfetta per un bel pogo live, seguono i versi intonati dalla calda voce del singer Douiri “Monk” Sofien, uniti ad una ritmica chitarristica che rimanda palesemente alla cosiddetta cavalcata. Il ritornello condito da cori, assieme all’immancabile e granitica sezione d’assolo targata Paolo Passeretti (chitarra solista), in aggiunta a piacevoli variazioni ad opera dei due chitarristi, rende il pezzo in questione, a mio avviso, il più “completo” del pacchetto.

Ci avviamo alla seconda metà con un altro titolo inquietante, Nightmare. Aperta, questa volta, da una distorsione bella pesante, la traccia si rivela spedita, salvo quando è il turno del ritornello, che mi pare smorzi davvero troppo il ritmo. Ad anticipare la conclusione del pezzo, abbiamo una sezione che sembra fare il verso all’outro di Wicker Man degli Iron Maiden. Il disco termina con una gradita delicatezza che risponde al nome di Mater Orbi, piacevole e classica semi ballad dai toni a metà tra il mesto e il romantico che trova nella voce e nella chitarra il proprio punto di forza.

Trattati i pezzi più o meno nel dettaglio, è ora il turno della tirata d’orecchie! E’ facile notare come le influenze dei nostri, come già accennato, abbiano caratterizzato il lavoro complessivo, che a conti fatti, ha ben poco di effettivamente nuovo da proporre, oltre a tanta passione ed entusiasmo, che purtroppo, per emergere, non sono le sole qualità richieste. Va detto che i pezzi in questione sono ottimi per un live in compagnia di amici e birra (Go ToGetHer e Mater Orbi su tutti), tuttavia io consiglierei di mettere da parte certe influenze così palesi, e di iniziare la faticosa, ma spesso anche spontanea, ricerca di uno stile proprio che cancelli quell’ingenuità iniziale che ci porta a seguire i passi di chi è già entrato nella storia. Preferisco puntualizzarlo, nonostante sia convinto sia che la band queste cose le immagini già, sia che riesca a vedere, nel voto finale, più un’incitazione al miglioramento, che non un’opinione negativa. Le potenzialità ci sono, e si sentono. “Miglioramento” e “Ricerca” sono le parole chiave.

 

Francesco Longo

 

  • Anno: 2012
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Heavy Metal

 

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