Voto: 8.5
“Samaroid Dioramas” è il palindromico titolo di questo debutto targato Sunpocrisy, progetto post/prog metal da Brescia. Il sestetto, guidato da Matteo Bonera (chitarre ed effetti) e Jonathan Panada (chitarre e voce), è artefice di una performance di tutto rispetto, votata al lato più sperimentale e contaminato dell’universo metallico, laddove incrociano potenti corazzate come Tool, Meshuggah e The Ocean, nomi che di certo rientrano nel background di influenze del gruppo.
Il disco, che si fa notare sin da subito per l’alto grado di professionalità e cura per il dettaglio a tutto tondo, manifesta una notevole struttura/architettura interna, basata soprattutto su un songwriting concentrato, tecnico e a tratti complesso, che denota indubbie capacità e competenze ideative e interpretative.
Non a caso “Samaroid Dioramas” è un concept album, basato sul parallelismo tra il percorso dell’essere umano nella sua tensione verso il divino, e la sua crescente consapevolezza della complessità di strutture che lo circonda.“Samaroid Dioramas” è quindi un palindromo collegato alla struttura interna delle sementi di Samara, che riflettono un diorama dell’universo. Il disco si ispira a questi concetti anche sotto il punto di vista grafico, che presenta quattro pannelli con diversi paesaggi naturali, combinati a elementi metafisici e simbolici, proprio come la musica del gruppo..
Se da un lato, a livello prettamente musicale, è impossibile non notare l’influsso di Tool, Meshuggah e The Ocean, è altresì vero che l’impasto musicale nel suo complesso regge bene la prova dell’ascolto, mostrando i muscoli in più d’una occasione (“Apophenia”), con momenti al limite del death (territorio originario del progetto, al tempo della sua nascita, 2007), ma concedendo anche ampi spazi a dilatazioni e divagazioni strumentali quasi psych (“Trismegistus”), nelle quali è la creazione di atmosfere evocative, a farla da padrone.
Tutto questo sostanzioso insieme di elementi stilistici fa mostra di se con la necessaria alternanza fra pieni e vuoti, chiaro e scuro, aggiungendo la giusta varietà e dinamismo a una proposta dall’esito di per se non scontato, ma gestita nel migliore dei modi, anche sotto il punto di vista del sound, grazie all’abile lavoro di Riccardo Pasini (già in regia con Ephel Duath, The Secret, Slowmotion Apocalypse) agli Studio73 di Ravenna, che regala all’album un sound potente e definito, in grado di far risaltare a dovere le singolarità che compongono i Sunpocrisy.
“Samaroid Dioramas” è dunque un disco decisamente valido e convincente, nel quale la presenza di margini di miglioramento (sintesi e chiarezza negli arrangiamenti, affinamento delle vocals) si fa sentire solamente come naturale caratteristica organica di un gruppo al debutto sulla lunga distanza, e ancora tutto in divenire, piuttosto che come necessità svelata da mancanze. Un diorama di affascinanti suggestioni.
Alekos