Voto: 8.5
A quasi due anni di distanza dall’esordio con l’omonimo EP “Wildroads” tornano a tormentarci l’udito i ragazzi toscani. Inutile che mi metta a scrivere di nuovo la mia difficoltà nell’affrontare questa recensione, infatti dopo Nik Capitini è entrato a far parte dello staff IdM anche il cantante Michael Cavallini, quindi nessuno sconto per loro. Però c’è un però, i Wildroads sfornano un album con i cinque vecchi pezzi dell’Ep ovviamente rinfrescati nel mastering e nella produzione con tanto di riregistrazione delle parti vocali, e con quattro nuovi brani che sono all’altezza degli altri e sui quali mi concentrerò di più per evitare inutili ripetizioni di quanto già scritto nella precedente recensione. Ricordando che il tutto è stato prodotto e reagistrato dalla band con la collaborzione degli F.P. Studio di Federico Pedichini, che l’ottimo artwork è opera di Timoteo Fontanella, Arianna Bellucci e Andrea Falaschi (ex di IdM) e che le foto sono di Davide Cancila iniziamo a parlare di questo “Riding on a Flamin’ Road“!
L’album si apre con “Look at me Burning” tellurica e coinvolgente ai massimi livelli, compattezza e muro sonoro sono peculiarità fondamentali della band che anche in sede live riesce a essere devastante, come mi è capitato di vedere al Most Rock II, ottimo anche il break chitarristico a base blues che inframezza la parte più hard rock oriented! Ottima la prova di Michael che raggiunge sempre le vette massime senza affanni ne aiuti particolari. Miglior inizio non poteva esserci!
Purtroppo a livello line-up rispetto al disco in questione si son avute le defezioni della parte ritmica, infatti Simone Baldi (drum) e Alessandro Lupo (basso) son stati sostituiti, ma a sentire le prime indiscrezioni ciò non ha affatto nuociuto alla band che in sede live continua a spaccare di brutto.
Eccoci ora a un quartetto di brani già pubblicati nel precedente Ep, dallo scatenato inno “Wildroads” che mi appare ancor più duro e metallico che in precedenza con il chorus “And so we run, we run on Wildroads..” da cantare a squarciagola, e un tiro invidiabilissimo, alla metallica “Sick Soul” che parte molto seventies per poi scatenarsi in sonorità più moderne ma sempre con quel groove metal tendente all’hard rock deluxe! Spettacolari gli intrecci delle due asce Nik Capitini/Giulio Antonelli vere anime della band. “She Has Been Cheated” come dissi la volta scorsa mi riporta alla mente certe cose dei Motley Crue degli anni d’oro, ma non è mera influenza quanto brano dal potenziale assai alto. Giunge il momento di “Relive My Life” e qui signori miei il vostro umile scribacchino fa mea culpa. Infatti mi permisi all’epoca di criticare il brano sia per la durata eccessiva sia perchè preferivo i loro brani più veloci e tirati, bene, sarà l’età o sarà che vivo un momento particolare o sarà che in sede live fa venire i brividi, ma due anni dopo dico che questo è un grandissimo brano che dona emozioni a non finire e che si incastona nell’album come un diamante di grezza fattura. Da notare la partecipazione di Freddy Delirio alle tastiere.
Nuova di pacca invece “Your Last Day” che inizia con toni serrati, che poi defluiscono in un roccioso hard rock. Doveroso omaggio ai grandi gruppi del genere, un ritorno al passato che ben riesce grazie alla compattezza di cui parlavo prima e che contribuisce a creare un micidiale impasto di suoni potenti e distruttivi, forse il brano di minor presa al primo ascolto ma sicuramente il più tecnico del lotto.
Ed eccoci all’ultimo brano ripreso dall’Ep e cioè “Rider on the Sunset” connubbio di metal e rock da ascoltare al massimo volume per una resa sonora degna di tale nome. Headbanging assicurato sia live che nella vostra stanzetta.
“To Be King” ha il sapore dei menestrelli medievali e mi fa venire in mente il Ritchie Blackmore attuale, splendida ballata acustica che esce dal contesto dell’album e ci presenta un lato inedito dei ragazzi toscani. Potrà spiazzarvi sul momento, ma dopo non potrete non apprezzare tanta cura nei particolari e tanta voglia di uscire dal coro dell’ovvietà che spesso prende la mano delle band in sede di songwriting. Da brividi il ritornello, la voce fatata di Michael e le chitarre acustiche vere e proprie asce di guerra che si immolano al sacrificio del proprio re!
Si arriva senza neanche accorgersene, tanta è l’attenzione, alla fine dell’album con “Titty Twister Blues“. Infatti è il blues a farla da padrone in avvio (ma del resto in tutto l’album l’impronta blues si avverte e neanche poco) lasciando l’impressione che in futuro i Wildroads potranno scegliere su quale strada indirizzarsi senza per forza cadere nella trappola del genere ben definito. Le grandi band non si chiudono su se stesse e su generi scontati ma svariano su tutti i fronti con eleganza e magnetismo, altrimenti al terzo album posson anche chiudere bottega. Credo si sia capito che a livello tecnico non ci son sbavature particolari, che Michael alla voce non teme rivali e che la song in questione dopo la parte blues finisce per travolgerci con un rock’n’roll tirato che potrà soddisfare i palati degli ascoltatori più esigenti.
Le conclusioni sono semplici: se l’Ep era stato piacevolmente assorbito questo “Riding on a Flamin’ Road” alza ancora il tiro e pone il quintetto delle spiagge bianche in alto nella classifica degli emergenti tricolori con ben pochi avversari. Bene ha fatto la New Idols a metterli sotto le proprie grinfie e la distribuzione capillare della Self non vi farà avere scuse dato che il lavoro in questione si può trovare nei migliori negozi di dischi. Non lasciatevi sfuggire quello che sarà uno dei migliori prodotti del 2012.
P.S.: se pensate che tutto questo sia stato scritto per i legami che ho non ci avete capito un cazzo, e del resto la volta scorsa i miei stessi concetti son stati espressi da un giornalista vero come Sandro Buti.. a buon intenditore…
Klaus Petrovic
TrackList
1.Look at me Burning
2. Wildroads
3. Sick Soul
4. She Has Been Cheated
5. Relive My Life
6. Your Last Day
7. Rider on the Sunset
8. To Be King
9. Titty Twister Blues
- Anno: 2012
- Etichetta: New Idols Records/ Self
- Genere: Heavy Metal
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