Voto: 9

Parliamoci chiaro, ho visto suonare per la prima volta un giovanissimo Dario Cappanera insieme alla Strana Officina degli zii Fabio e Roberto nel lontano 1989 in una data storica in quel della mia città, e già allora si intuiva che il talento c’era e anche tanto. Gli insegnamenti dello zio hanno fruttato negli anni, insieme alla tenacia e alla voglia di resistere a tutto e tutti, portandoci oggi al cospetto di questo album e cosa aggiungere se non che era immaginabile? Prima o poi doveva succedere, non poteva non esistere nella mente del Kappa l’idea di un album solista e così dopo anni passati nella Strana Officina subito dopo la scomparsa degli zii e poi con la reunion del 2006, dopo l’album “Materializin’ Dream‘” come Cappanera col cugino Rolando e Mazmu, nel lontano 1999, lo splendido “Against You” con i Rebel Devil, e le tantissime collaborazioni effettuate nella sua ormai ultraventennale carriera tra cui essere guitar tech di Vasco per otto anni, le trasferte americane, ecco finalmente l’esordio solista con questo “Code of Discipline“, dove per solista non intendo solo come chitarrista ma anche come cantante.

Inizialmente il titolo scelto doveva essere West Coast Tuscan, ma poi si è optato per “Code of Discipline” spiega Dario nella bio: “Perchè valorizza in pieno l’idea di tutto l’album, la sfida di vincere il contrasto tra disciplina e rock’n’roll“. E le nove tracce proposte altro non sono che la storia personale, messa in musica, di Dario, una storia affascinante e avvincente, che ha portato il nostro axeman fino al cinema, in questi giorni è infatti nelle sale “I Più Grandi di Tutti“, dove interpreta la parte del chitarrista nella band Pluto, apice direi di una carriera ancora lunga artisticamente parlando! Ma questa è un’altra storia, occupiamoci ora di questo lavoro.

Vorrei iniziare questa recensione da metà album, con l’unica cover presente, che è “Still Got the Blues” degno omaggio a uno dei più grandi in assoluto Gary Moore. Insieme allo zio Fabio maestro di Dario, “Nessuno aveva mai fatto piangere la chitarra come lui..” dice Dario, e quanta verità in questo. E chi meglio di Pino Scotto per cantarla? (Tra le altre cose Pino la inserirà anche nel suo nuovo album con una differente versione senza Kappa alla chitarra). La versione è assolutamente da brividi, la voce di Pino con il passare degli anni è come il buon vino, migliora, e qui ci tocca le corde dell’anima, mentre Dario ci fa emozionare come non mai, e se per oltre metà brano si resta fedeli all’originale, il finale ci lascia basiti per la splendida interpretazione del Kappa, sopra ogni limite, da lacrime e brividi sulla pelle. Grandioso! Detto che con un brano simile l’acquisto è d’obbligo, la partenza dell’album è invece affidata a “Crucifyin’ You“, song nata ad Hollywood un paio di anni fa nell’ultima trasferta americana del nostro guitar hero. Intro con la ricerca di una stazione radio che suoni rock, ricerca che non dà risultati, mentre invece parte il brano del Kappa, trascinante nella sua semplicità, rock’n’roll a base di suoni granitici e la sorprendente voce ruvida di Dario che ben si addice al brano. Ottimi gli assoli, ma potevano esserci dubbi?

Si passa alla title track “Code of Discipline” che molti di voi avranno già sicuramente sentito nei vari social network. Affiancato dal cugino Rolando Cappanera alla batteria e da Mattia Bigi al basso, il brano è un ruvido rock ben assemblato con stacchi melodici molto bluesy, la chitarra è ovviamente protagonista ma anche la voce è convincente, roca, ruvida, adatta al genere. Diciamo che il Kappa cantante è la vera sorpresa dell’album!

Get Up There” è pregna di groove, di suoni southern rock, c’è l’essenza del rock vero, con la chitarra del nostro eroe a tessere tappeti sonori a tutto ritmo, rilasciando poi un assolo da brividi. C’è molto di una delle massime fonti di ispirazione di Dario, l’immenso Zakk Wilde, ma c’è soprattutto il Kappa! Dopo tanto rock “aggressivo” ci si ammorbidisce un pò con “Nothing Left To Say” che un pò mi ricorda certe ballate di Ozzy, brano accattivante e molto americaneggiante, tra i miei preferiti. Adatto a serate a base di donne e whisky ma con una buona dose di romanticismo. Tutto sembra risultare vincente in questo disco, sarebbe il momento della già citata “Still Got The Blues” e quindi passo a “The Mess“, canzone nata guidando nei pressi di Camp Darby (alla ricerca di una location per le foto del booklet, che è curatissimo), da cui riprende il suono americano che evidentemente era nell’aria.. Schitarrate e solo di qualità immensa, batteria prorompente, linee di basso esaltanti, rabbiosa e coinvolgente, cosa volere di più?

Dogs Are Back in Town” è la conferma della qualità di questo album, ancora ottima la prestazione vocale di Dario, influenze bluesy miste a potenza rock, un ritornello percussivo, graffi di chitarra che strappano la pelle, insomma altro grande brano. Una cosa è certa, più ascolterete questo album e più ne sarete coinvolti, più lo ascolterete e più lo vorrete ascoltare, provare per credere, accetto critiche su queste mie affermazioni.

Constant Sorrow” coinvolge emozionalmente dall’inizio alla fine e risulta forse la migliore dell’album anche se la scelta è davvero ardua. Kappa prende la chitarra e come in un atto d’amore la fa sua creando un unico corpo, fondendosi in lei e lasciandola godere per il nostro piacere! Si chiude con “Trouble Honky Tonk” ritmata, allegra, southern che di più non si può, da cantare la sera tutti insieme davanti ad un falò, degna conclusione di un album che non tradisce le attese.

Concludendo direi che il nostro Kappa non ci ha tradito, presentandoci un lavoro degno di lui e dei suoi fans, assolutamente da avere nella propria collezione di dischi imprescindibili. Speriamo che chi di dovere riesca a farlo passare come si deve in radio, perchè questo è un disco che deve sdoganare il rock vero, sbaragliando le marionette finte rock che ci circondano nel belpaese.

 

Klaus Petrovic

 

Tracklist:

  1. Code Of Discipline
  2. Constant Sorrow
  3. Crucifyin’ You
  4. Dogs Are Back In Town
  5. Get Up There
  6. Nothing Left To Say
  7. Still Got The Blues
  8. The Mess
  9. Trouble Honky Tonk
  • Anno: 2012
  • Etichetta: Bagana Records
  • Genere: Heavy Metal Southern Rock Blues

Links:

Spotify

 

Autore