Voto: 9.5
Se di capolavoro non possiamo parlare, sicuramente poco ci manca.
Si chiamano Syderal Overdrive, scrivetevelo dappertutto, prendete d’assalto ogni negozio di dischi, convincete i vostri amici a cercarli su Facebook; qui siamo davanti a del talento purissimo, quel talento che non deve andare sprecato e che soprattutto merita vetrine ben più grandi di quelle che l’underground di oggi ha da offrire.
Attivi dal 2006, lasciano ben presto le sonorità hard rock per approdare alle calde spiagge del progressive rock dei Tool,dei Porcupine Tree, dei Rush e, fatemelo dire, dei Kansas nel periodo d’oro. Progressive rock che si fonde e si amalgama alla perfezione con l’aspetto metal del progetto, che troppo facilmente li mette davanti al confronto con i soliti noti DT, sempre più presi come argomento di paragone quando si parla di progressive metal.
Lasciatemi dire una cosa; credo che per recensire un disco non basti un sunto delle sonorità complessive, né una descrizione dettagliata della biografia del gruppo, piuttosto credo sia importante per il pubblico (e anche per la band stessa) che ogni pezzo sia aperto, analizzato nei suoi punti forti e in quelli deboli, siano fatti confronti, similitudini e differenze.
Ecco, i Syderal Overdrive sono riusciti a farmi cambiare idea, almeno per questo disco: 5 tracce (di cui 4 che superano abbondantemente i 10 minuti) nelle quali si ritrovano tutti gli spunti progressive più importanti degli ultimi 40 anni, dai più datati a quelli più recenti. Degna di nota è sicuramente la prima traccia, una introduzione spettacolare che da sola vale il disco; piano e chitarre leggiadre fanno da tappeto a un’atmosfera surreale che in pochi riuscirebbero a ricreare. Da qui in poi si apre un vero e proprio dramma in 4 atti, ognuno dei quali ha intervalli, pause, ripartenze e collegamenti di ottima, ottimissima fattura. Non mancano i punti più aggressivi, ritrovati sparsi un po’ in tutto il disco ma soprattutto nel terzo e quarto atto, “Endless Nightmare” e “The Green Fairy”. Volete la ballad? “The Great Trick of Life” vi accontenta, pur mantenendo lo spunto pregressive classico e moderno allo stesso tempo.
Fino a qui il lavoro mi ha entusiasmato, ma il finale del disco mi ha lasciato con un’immagine fissa nella testa che da oggi non riuscirò più a togliermi; 1975, i Kansas trovano una vecchia macchina del tempo in uno scantinato polveroso, la rimettono insieme e tra una registrazione e l’altra riescono a riattivarla. Grande fumo, un boato e da quella porticina di vetro esce prima Petrucci, poi Portnoy e di seguito tutti gli altri; morale della favola, ne esce una super – jam che sembra dar vita all’ultima traccia dell’album dei Syderal Overdrive, “The Tramp at the Gates of Hyperion”. Questa dev’essere l’unica spiegazione logica dietro a questa traccia dell’album, visto che sembra cucita addosso a capolavori come Song For America e Images and Words. Tralasciando ingenui giochi di fantasia, mi sento di affermare senza timore che questo è uno di quei dischi che sicuramente va comprato e ascoltato fino a quando non si consuma; a quel punto, per far contenti i 6 (si avete letto bene, 6!!) ragazzi venuti dal passato, ne comprate un altro e ricominciate!!
Senza nient’altro da dire, non mi rimane che fare i migliori complimenti ai Syderal Overdrive e augurargli il meglio; non mi stupirei se tra qualche anno li trovassimo a rappresentare l’Italia fianco a fianco con i mostri sacri del progressive rock e metal. Se c’è un gruppo che ha le capacità per farlo, sicuramente sono loro.
Walter Profeti
TrackList
- The Veil Of Maya Is Ripped
- The Great Trick Of Life (I. My Awakening II.Ruins Of A Dream III.Gaze)
- Endless Nightmare
- The Green Fairy (I. Down The Edge II.The Green Fairy III. The Stream Of My Veins IV. Confused Frames V. The Chasm)
- The Tramp At The Gates Of Hyperion
- Anno: 2011
- Etichetta: Autoprodotto
- Genere: Progressive Rock
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