Voto: 6.5

La proposta musicale dei Tyrants, two-men band che vanta ormai un decennio sulle spalle, è sempre stato un black metal sinfonico pieno zeppo di aperture melodiche. Solo di recente, tuttavia, è stato deciso di abbandonare le tipiche produzioni black, optando per un suono più nitido e pulito in grado di evidenziare meglio i vari arrangiamenti e armonizzazioni. Per questo nel nuovo album ‘Ruchus’ convivono nuove song e pezzi vecchi riproposti in una nuova veste. Purtroppo non ho a disposizione le due demo da cui questi provengono (‘Tyrants’, del 2006, e ‘Beyond Death’, successiva di un anno) dunque mi limiterò a valutare la resa attuale senza potermi lanciare in paragoni o confronti.

Quando si parla di black metal sinfonico uno dei primi nomi che si tende a scomodare è quello degli Emperor, la cui impronta è qui apprezzabile quando le tastiere fanno da controparte a riffs duri e serrati, cimentandosi in scale veloci (un titolo tra tanti: ‘Beyond Death’) oppure andando a stagliarsi su un tappeto di doppia cassa (‘In The Land Of Mordor’).

Ma i Tyrants non sono solo questo. Primo, perché l’utilizzo delle tastiere sa assumere anche ruoli di primo piano, andando a dettare melodie dolci ed avvincenti, spesso avulse dalla tradizione black come accade ad esempio nella elegante strumentale ‘Beyond The Tyrant’s Land’; melodie alla cui costruzione, peraltro, si associano senza indugi le chitarre, creando anche soli gustosi. E, secondo, perché nei brani contenuti in ‘Ruchus’ c’è anche rabbia, intensità, capacità di graffiare. Se pezzi come la title-track (ottimo biglietto da visita, peraltro, grazie ad un chorus azzeccatissimo) oppure ‘Reborn’ appaiono ben più vicini ad un mondo epic-power, tracce come ‘Revenge’ ci ricordano chiaramente qual è il genere da cui i Tyrants provengono, tra riffs glaciali in stile scandinavo e blast beats incalzanti; anche se, a dire il vero, la presenza (sporadica) di una voce lirica femminile sposta il tutto su un altro piano.

A fronte di un disco che si lascia ascoltare più che gradevolmente, come unico dubbio a margine (oltre a quelli legati alla dubbia utilità della presenza di una cover dei Doors…) resta il fatto che i Tyrants danno l’impressione di non avere ancora una direzione nitidamente definita; cosa che può essere parzialmente giustificata considerando che alcuni dei pezzi qui presenti sono più datati di altri. Nel complesso comunque abbiamo a che fare con un lavoro sicuramente buono, che può aiutare i Tyrants a ritagliarsi un proprio piccolo spazio all’interno del panorama in questione ed a guardare con ottimismo il futuro.

 

Francesco Salvatori

 

TrackList

  1. The March
  2. Uruk-Hai
  3. Ruchus
  4. Beyond Death
  5. Revenge
  6. Beyond The Tyrant’s Land
  7. Reborn
  8. Slave To The Dust
  9. In The Land Of Mordor
  10. Break On Through (The Doors cover)

 

  • Anno: 2011
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Symphonic Black metal

 

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