Voto: 8.5
Un Death/Thrash violento ma ragionato, capace di colpire cuore e cervello, in grado sia di travolgere con la sua carica adrenalitica, sia di provocare una profonda riflessione. È questa la giusta definizione per la proposta musicale degli Svart Vold, band piemontese giunta al suo primo full-length piena di aspettative, giusticate peraltro dalla recente firma con Buil2Kill Records e dalla supervisione di Trevor dei genovesi Sadist, una vera garanzia in questo campo. Premesse legittimate già a partire dalle prime note e che si rafforzano mano a mano che i minuti scorrono, conducendo l’ascoltatore in un movimentato viaggio nei meandri delle conflittualità umane, una tematica legata indissolubilmente alla vita di ciascuno di noi.
Durante questo cammino, Spiritual Stronghold si rivela come un prodotto fortemente variegato che attinge a piene mani dalla pura tradizione death, senza però apparire come una mera addizione di influenze più o meno evidenti, quanto piuttosto come un coraggioso disegno a mano libera. Ne deriva un album primordiale, brutale e aggressivo, che però, allo stesso tempo, non disdegna qualche decisa deviazione verso sonorità maggiormente melodiche, rivelatrici di un’anima sensibile, a tratti persino delicata. A tal proposito, non è certamente difficile intuire come gruppi quali Cannibal Corpse, Death, Slayer o Testament possano aver avuto il giusto peso nella maturazione di questi ragazzi, ma sarebbe alquanto limitativo ridurre il tutto a delle banali contaminazioni, quando invece il quintetto italiano dimostra di saper brillare tranquillamente di luce propria.
Dunque, fantasia al potere, ma con una perizia compositiva che non lascia niente al caso. Precisamente, le dieci tracce lungo le quali si articola l’intero percorso sono tutte messe nelle condizioni di dare il loro prezioso contributo, sviluppando fluidamente l’idea di fondo del disco. Quest’ultimo poi, a dispetto del genere, non risulta mai opprimente ma si lascia ascoltare con facilità ed immediatezza, grazie soprattutto alla diversità degli elementi che lo compongono. Per avvalorare questa tesi è sufficiente prendere in esame due estremi, nonché due facce della stessa medaglia, come “Hanging Revolution” e “Stalingrad”. Il primo è il classico pezzo senza mezze misure, il cui fine supremo è l’immediatezza; non è necessario contemplarlo poiché, che tu lo voglia o meno, arriva dritto al bersaglio in tutta la sua cruenza e prepotenza. Riffing robusto, basso granitico, blast beat a scandire la ritmica nei momenti chiave ed inserti cantati in italiano duri come il piombo: “La rivoluzione è la soluzione e l’impiccagione è la risoluzione”. Semplicemente fantastico.
La seconda, al contrario, è una canzone triste, evocativa e, dato l’argomento trattato, di non facile interpretazione. Tuttavia, il risultato è sorprendente, dimostrandoci come questi ragazzi sappiano usare brillantemente non solo la spada, ma anche il fioretto. Lo stesso discorso vale per “Fired Mark”, una sintesi stilistica tra i due brani precedenti, in cui la violenza esibita in apertura lascia presto spazio a scenari malinconici, dipinti ad arte da clean vocals e chitarra acustica. La struttura complessa e un assolo tagliente come un rasoio, unitamente alla perfetta commistione tra growl e scream sul refrain, completano questo autentico gioiello. Stupendo. E chi si aspetta uno scivolone, proseguendo nell’ascolto, rimarrà deluso. Per l’appunto, disamine specifiche a parte, il combo acquese e la sua andatura cadenzata convincono abbondantemente per tutta la durata del cd, non segnando passagi a vuoto di alcuna natura, a prescindere dall’approccio utilizzato: che si voglia creare un’atmosfera “trasheggiante” mediante riff pesanti ed incalzanti (“The Final Crusade”), o che si decida di travolgere tutto e tutti ricorrendo alla vecchia scuola death (“Time for the Punishment”), ebbene la resa è sempre ottimale. Se poi a tutto questo aggiungiamo un tasso tecnico di alta levatura e una produzione capace di esaltare anche il più piccolo particolare, ci si rende subito conto di quanto questo progetto meriti tutti gli onori del caso.
Dal canto loro, gli Svart Vold hanno certamente un futuro assicurato, specialmente in relazione ad una personalità e ad una versatilità decisamente fuori dal comune. Peculiarità, quest’ultime, che consentiranno loro di emergere più celermente dal fitto sottobosco italiano, distinguendosi grazie ad uno stile personale e creativo che potrà attecchire facilmente su di un pubblico vasto ed eterogeneo: dai metalheads più esigenti, a quelli che si interessano per la prima volta ad una materia così estrema per vedere l’effetto che fa. Promossi quindi, senza alcun dubbio.
Davide Khaos
TrackList
01. 100 people
02. Dead Invain
03. Hanging Revolution
04. Raping the Triumph
05. Fired Mark
06. The Final Crusade
07. Invasion !
08. Time for the Punishment
09. Stalingrad
10. My Void
- Anno: 2011
- Etichetta: Buil2Kill Records
- Genere: Death/Thrash Metal
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