Voto: 6.5

Gli Anno Mundi sono una band proveniente dalla fiorente e prolifica scena romana, dedita ad un hard-rock doom dalle saltuarie e marginali tinte progressive.

Il disco in questione “Cloister Graveyard in the Snow”, al momento stampato in soli cento esemplari rigorosamente in vinile, è corredato da svariati gadget, come era tradizione fare negli oramai lontani anni Settanta. Il lavoro grafico di copertina riproduce un dipinto di Caspar David Friedrich, storico esponente del romanticismo tedesco, il quale basava la sua pittura su un’attenta osservazione dei paesaggi della Germania e soprattutto dei loro effetti di luce, permeandoli di umori romantici.

L’opera pittorica rappresenta un antico cimitero e i resti di una chiesa gotica, intenta ad essere profanata da alcune inquietanti figure. Penso che l’originale intenzione della band sia stata quella di rappresentare le proprie sensazioni musicali attraverso il lavoro di copertina, ed estrapolare nello stesso contempo da essa, quel gioco di chiaroscuri evidenti nel capolavoro pittorico del maestro tedesco.
Il lavoro musicale è stato effettuato presso il Three Fates Recording Studios di Roma, con l’ausilio del fonico Paolo Lucini, cimentatosi, in alcuni frangenti, anche in veste di musicista ed arrangiatore.

L’opener dell’album ”Scarlet Queen” è un brano hard-rock dal beat cadenzato, impreziosito qua e là da ottimi fraseggi solistici. ”The Shinig Darkness”, è un lungo brano dalle evidenti coordinate doom, con uno stile esecutivo che sembra sospeso tra un doom made in Italy (ricordando, in specie, i nostrani Death SS) e naturalmente il doom dei maestri britannici (di cui è superfluo fare dei nomi).
Dwarf Planet”, è un irregolare brano, che personalmente definirei multitematico, introdotto da una litania di chitarra acustica, in breve prosegue il suo percorso verso un hard-doom saltuariamente infarcito da interpunzioni di sassofono, che conferiscono ad esso, una straniante, ma allo stesso tempo, suadente aurea. Il brano continua nell’alternarsi di riff doom, sax e vocalizzi dallo stile narrativo, fino a concludersi in un arpeggio pianistico, che chiude il cerchio di un componimento lungo ben nove minuti.

La successiva “Gallfreyan’s Saga”, è un brano hard-rock, aperto da riff di sabbathiana memoria, caratterizzato nella sua parte centrale da rumoristiche ed acustiche sperimentazioni. “Cloyester Graveyard in the Snow” è una composizione per synth e tastiere, dai suoni cupi ed oscuri, che in qualche modo fa da interludio a “God of Sun”, brano hard-rock dal finale profondamene sabbathiano.

Personalmente considero questo disco un concentrato di sudore, passione ed energia. Chiarisco meglio, voglio dire che l’atmosfera che si percepisce durante l’ascolto è senz’altro genuina, tuttavia, questo non basta per dare un giudizio totalmente superlativo. Penso che in seno a questo album vi siano sparuti spunti positivi ed originali, ma che, purtroppo, integrate alla retorica compositiva ed esecutiva del resto del disco, ne fa cadere il tutto in un limbo in cui “Cloyster Graveyard in the Snow” non riesce a brillare di luce propria.

 

Nicola Pace

 

TrackList

Side One:

1. Scarlet Queen

2. The Shining Darkness

3. Dwarf Planet

Side Two:

4. Gallifreyan’s Suite:

A) Access to the 4th dimension B) Tardis

5. Cloister Graveyard In The Snow

6. God Of The Sun

 

  • Anno: 2011
  • Etichetta: Vinile Autoprodotto
  • Genere: Hard Rock Doom Progressive

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