Voto: 8.5

Steve Saluto è uno dei chitarristi più interessanti della scena rock Italiana, un musicista completo, sicuramente non un semplice shredder. Egli conosce talmente tanto bene il proprio strumento da poterlo utilizzare realmente come mezzo espressivo, pronto a trascendere i generi, a miscelarli e a badare molto alla forma canzone, piuttosto che alla rincorsa di improbabili scale ad altrettanto improbabili velocità. “Brown Eyed Soul” è un lavoro tanto complesso quanto accattivante, il rock è la base sulla quale Steve tesse le sue trame sonore, ma dentro questo album si può trovare il funk, il blues…qualche sprazzo di jazz. Lo shred c’è ( è un genere??un modo di intendere la chitarra o cosa?!?!?!?) ma convive con il gusto, con la scelta delle note. C’è Hendrix, c’è Steve Ray Vaughan,Steve Vai e tutto quello che il nostro meraviglioso strumento può offrire come mezzo espressivo. Si parte con il funk rock di “No good for me”, pezzo estremamente godibile che non sfigurerebbe in un album di Lenny Kravitz(!).Infatti le linee vocali sono marcatamente black e vicine al sound del polistrumentista americano. Il solo è veramente bello, con un sound molto bluesy nella prima parte e molto Vernon Reid nella seconda! Siamo alla traccia numero due, Saluto accende il wah e comincia a fare il verso a Hendrix. La voce è sempre molto calda e scura, sembra davvero quella di un uomo di colore!!! (ho scoperto in seguito che si tratta probabilmente di Marco Mendoza!!!). Bellissimo pezzo questo “Your Love”!!!! Ancora una volta un solo degno di nota a metà strada fra le influenze più orientali di Vai (ascoltare anche il sitar a “tappeto” se le orecchie non mi ingannano…) e le urla a colpi di wah della chitarra a la Jimi. “Angel”(titolo da sottolineare) è una bluesy ballad che sembra cantata da Prince e suonata daHendrix, degno di nota l’inciso accattivante con tanto di coro. Una calorosa (e consumata?!?!) chitarra ricama un blues solo che strappa l’anima. Ascoltate gente…ascoltate! “Velvet Sky” riprende il discorso funky dell’open track, spingendosi però, ancor più in questi territori, sia con la voce che con le ritmiche. Il ritornello è bellissimo, supportato da un groove pazzesco della sezione ritmica, con un basso decisamente sopra le righe, in pieno funky stye. Grande. “Hey Jimi” si commenta da sola. Un tributo al mai troppo compianto genio di Seattle, con la chitarra di Steve che gli rende degnamente omaggio. L’inizio è volutamente ispirato a “Little Wing”, ma il nostro buon conterraneo non tarda a metterci del suo, miscelando le intuizioni di Jimi a quelle più strettamente personali. In un piccolo punto della song mi sembra di ascoltare anche “The boy from Seattle” di Vai, ma ribadisco che queste son solo delle piccole citazioni, poichè il buon Steve suona con il cuore e con personalità, come ben pochi san fare. Si tuffa, infatti, dentro al pezzo con tecnica ed emotività, creando quattro minuti e mezzo di pura alchimia chitarristica. Senza parole. Siamo appena oltre la metà delle songs e il chitarrista Trevigiano (n.b. bella zona di talenti quella di Treviso!!) si butta a capofitto in una nuova struggente blues ballad, senza mai cadere nel melenso, col solito piglio, oserei dire r’n’ b. Il solo è ovviamente bluesy ed ispirato, pentatonico e sentito. Il cuore di Saluto è nelle sue dita e nelle sue corde. “Just Another” è un rockettone d’impatto con dei suoni molto curati. La creatività e l’ispirazione son sempre di casa e la voce è sempre molto ma molto piacevole. Mi ricorda un pò Eric Gales, anche se quest’ultimo è più spartano negli arrangiamenti, mentre in B.e.s. sono sempre estremamente variegati e curati. Questo pezzo…bè dai lo dico : questo pezzo spacca!!!! Un bel pianoforte ci introduce alle melodie di “Wild Dogs” e per circa un minuto e mezzo la voce di Mendoza ed il piano restano da soli, evocando un’atmosfera suggestiva, fin quando non si sovrappongono uno splendido hammond, una chitarra acustica ed una elettrica “rarefatta”. Ennesima testimonianza del gusto che Saluto utilizza nella costruzione delle sue canzoni. Nel finale è la chitarra ad imporsi in modo magnifico, facendo ricordare che egli è anche un chitarrista! Siete pronti per un’altra scarica funkeggiante??? Se la risposta è affermativa ascoltatevi la Kotzeniana “Higher” e divertitevi alla grande. Prima di parlare dell’ultima traccia voglio ricordare le collaborazioni presenti in quest’album, lasciate da me per ultimo non perché siano roba da poco…semplicemente perché volevo dare alla musica di Steve Saluto la giusta risonanza, senza abbagliare nessuno con i nomi altisonanti, che sono sicuramente un valore aggiunto all’album. Dunque, ricordo che sono presenti un certo Doug Wimbish al basso (Living ColoursMadonnaMick Jagger, Annie Lennox…) Marco Mendoza (Thin Lizzy, Ted Nugent…) alla voce e Atma Anur (Cacophony, Greg Howe…) alla batteria!!! Bene, ora passo alla title track, a mio modesto avviso la perla dell’intero album (deformazione “professionale”???). Il nostro orgoglio di chitarrista sembra aver lasciato apposta il discorso guitar hero alla fine, focalizzando l’attenzione dapprima sull’aspetto compositivo delle canzoni cantate , per poi condensare tutto il suo sapere chitarristico nella traccia finale, creando una “canzone strumentale” di livello eccelso, dove la sua seicorde canta magnificamente ogni singola nota. Inizia con il jazz e con le sue armonizzazioni questa meraviglia di pezzo, ben presto però, entrano la sezione ritmica e l’hammond, che provvedono a costruire un tappeto sonoro su cui l’axeman trevigiano tesse interventi solistici, ritmici e melodici di pregiatissima fattura. C’è il rock/blues di Hendrix, le ottave di Montgomery, il virtuosismo dello shredder moderno…di tutto insomma, senza però dimenticare i brividi…il motivo principale per cui si dovrebbe suonare ed amare la musica. Masterpiece da comprare assolutamente. Consigliato a tutti indistintamente.

Luca Politanò

TrackList

  1. No good for me
  2. Your Love
  3. Angel
  4. Velvet sky
  5. Hey Jimi
  6. United as one
  7. Just another
  8. Wild dogs
  9. Higher
  10. Brown eyed soul
  • Anno: 2011
  • Etichetta: Heart of Steel Records
  • Genere: Hard Rock

 

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