Voto: 4

Dopo Frozen Souls, demo d’esordio datato maggio 2005, i padovani Trasos, nonostante una biografia densa di momenti difficili, giungono alla release del loro primo album di lunga durata. La band, capitanata dal polistrumentista Fudo, si presenta al pubblico con un progetto che, a partire dal Melodeath tipico dei geniali maestri scandinavi, dovrebbe in teoria convergere in un sound propriamente distintivo. Tuttavia, dopo un primo approssimativo ascolto, è già ben evidente come la commistione tra le influenze tipicamente swedish (In Flames e Dark Tranquillity in primis) e i vaghi riferimenti ad un certo black sinfonico (Dimmu Borgir e primi Emperor su tutti) abbia come unico e solo effetto quello di produrre un caos generalizzato. Living My Death si rivela confuso, banale ed approssimativo, e oltretutto non generato da accostamenti particolarmente audaci o da miscele di generi difficilmente assimilabili tra loro: in fondo si tratta di un semplice death con venature black, un connubio di stili e tendenze viste e riviste che però, in questo caso, non funzionano.

Da un punto di vista prettamente tecnico, la débâcle cui si assiste è determinata da una precisa serie di fattori. L’easy listening e la forte capacità d’impatto, prerogative tipiche del Melodic Death Metal, mancano nettamente, nonché gratuitamente, all’appello, conducendo l’ascoltatore in una dimensione priva di punti di riferimento. Inoltre, la volontà di conferire un’atmosfera glaciale al disco sarebbe sì apprezzabile, ma, alla resa dei conti, fallisce clamorosamente a causa di un uso eccessivo delle tastiere che, soprattutto nelle prime tre tracce, tendono a travolgere tutto e tutti. A parte un paio di acuti (Undead Illusion), i riff di chitarra risultano di una banalità disarmante, il growl (misto a scream) appare piatto ed incerto, e, tanto per non farsi mancare nulla, la drum machine utilizzata in fase di mixaggio conferisce un’impersonalità assoluta a tutto il disco.

In chiusura, dato il giudizio profondamente negativo, mi preme sottolineare come certamente problemi di budget e di completamento della line-up (peraltro comuni a quasi tutti i gruppi emergenti) abbiano potuto incidere negativamente sul risultato finale prodotto dai Trasos. Tuttavia, se per quanto concerne la produzione di bassa qualità si può accettare, almeno parzialmente, un simile alibi, lo stesso non si può certamente dire della povertà di idee messe sul piatto e di un progetto che, francamente, fatico a scorgere.

 

Davide Khaos

 

TrackList

1. Slavery
2. Lies
3. Suffering
4. Undead
5. Nightmares
6. Illusion
7. Alone
8. The Train Of The Damned

 

  • Anno: 2011
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Melodic Death Metal

 

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