Voto: 9

Skanners, il moniker di una delle più longeve band attualmente in circolazione proveniente da quella leggendaria decade che ha consacrato anche sul suolo italico una corrente musicale da tanti osannata, da troppi bistrattata, ma che nonostante tutte le ben note problematiche è riuscita lo stesso a partorire dei figli che oggi, da padri di famiglia e rodati musicisti, possono vantarsi di essere facenti parte di quella ristretta cerchia di eletti il cui termine “scioglimento” non è mai rientrato nei suoi vocaboli e nelle sue intenzioni. A metà degli anni 80 gli Skanners sono già sulla bocca dell’opinione pubblica, forti di un debut album pubblicato due anni prima e che ha fruttato alla band altoatesina la possibilità di farsi conoscere dal vivo in Italia e in Austria, ma è nel 1988 che i cinque ragazzi di Bolzano raggiungono l’apice della popolarità con la pubblicazione del secondo album in carriera. “Pictures Of War” infatti esce ancora una volta sotto l’egida della CGD ,che si era già in precedenza occupata di pubblicare “Dirty Armada”, e che sarà anche l’ultimo album su major per gli stessi Skanners poiché la label di li a poco li scaricherà senza troppi complimenti e rimpianti. A torto aggiungerei, poiché “Pictures of War” conferma tutti i crismi della grande band che gli Skanners dimostrarono a suo tempo già sul primo disco; i ritmi incalzanti dell’iniziale title track sono la conferma di un heavy metal genuino che si colloca a metà strada tra il sound d’intenzione prettamente inglese e le influenze più americaneggianti e prepara le orecchie a cadenze più aggressive della successiva “Something Very Special” dove le ruggenti chitarre di Fabio Tenca e Massimo Quinzio asfaltano un lastricato sentiero su cui la voce del “becchino” Claudio Pisoni corre acuta e battagliera, ma è con lo speed metal di chiara matrice germanica di “Drowning Down The Drain” che gli Skanners puntano maggiormente ad accendere gli animi degli headbangers, una cannonata heavy metal che solo la saggezza dei grandi può rendere immensa e deflagrante; tutta la band dà il meglio di se, dalla precisa e tellurica sezione ritmica di Sandrini e Gasser, alle bocche di fuoco Tenca – Quinzio fino alla sempre perfetta ugola d’oro di Pisoni, a cui solo la produzione deficitaria di quei tempi nega un impatto che sarebbe stato di gran lunga maggiore. Si tira il fiato con “She Like a Boy” che orienta il suono su una tendenza più melodica su cui ne risente anche il ritornello stesso ma che non sminuisce affatto la caratteristica del suono degli Skanners.

 

E’ di nuovo speed metal con “Fight Back” dove a dettare legge sono doppia cassa e gridi di chitarra con tanto di rimandi nella parte centrale che sembrano richiamare le arie musicali della propria terra di origine, che nel contesto potrebbero anche tirar fuori una risata agli ascoltatori ma che comunque non stonano come ci si aspetterebbe. Con “Turn It Louder Now” gli Skanners tentano forse di giocarsi la carta più commerciale viste le similitudini tra la loro song con la più celebre “Jump” dei Van Halen a partire dall’uso della tastiera che sembra voglia ricalcarne la falsariga, ma la peculiarità di alternare brani più melodici ad altri più intimidatori è di casa sull’album e questa discontinuità, oltre a mettere in risalto la preparazione dei musicisti coinvolti, riesce al tempo stesso a rendere gli Skanners una band completa sotto ogni punto di vista che non snatura il proprio sound neanche nei momenti meno “tirati”. “We Are Night” si dimostra un compiacente compromesso tra le due anime degli Skanners sopra menzionate, compatta e con un gusto spiccato per la melodia che viene arricchita da uno splendido assolo nella parte centrale per poi continuare a stendersi trascinandosi dietro il ritornello. Le orecchie, dopo tanto susseguirsi di tempestose note, trovano riposo sulle comode arie di “Wild” il cui titolo fa da contraltare alla semiballad introdotta dal un lento incedere della voce di Claudio Pisoni e del suono armonico di chitarra, che esplodono nell’interpretazione ricca di trasporto del ritornello stesso della song e in uno splendido assolo strappalacrime nella parte centrale che regalano ai cuori più sensibili degli aficionados una ragione per vivere nel proprio subconscio momenti di esperienze introspettive. A dare gli ultimi scossoni ci pensa “One Night”, di un gradino più in basso rispetto a quanto proposto in precedenza, che può contare come unico punto di forza il ritornello, lasciando un po nell’anonimato la fase tendenzialmente più sperimentale della canzone. Di per sé “Pictures Of War” sarebbe giunto al termine, ma visto che la sempre attenta My Graveyard Productions si è resa autrice circa quattro anni fa di ristampare i primi due album della carriera degli Skanners, il pretesto di avere analizzato proprio la seconda ristampa in questione porta la recensione ad occuparsi anche delle due bonus track presenti nel cd, ovvero “It’s Hard To Belive”, sublime ballad che sembra aver assorbito bene la lezione di autentici maestri dell’heavy metal quale sono il compianto Ronnie James Dio e il genio della chitarra Ritchie Blackmore, visto che la canzone può rievocare i verdi fasti dei periodi in cui i due artisti racchiudevano le loro opere sotto il nome Rainbow, mentre con “Devil Cries Out” la band incattivisce più i tempi ma rimane sostanzialmente su livelli di mid tempo dai tratti quasi affascinanti, degni di accompagnare uno spogliarello di qualche avvenente ballerina. Da menzionare inoltre la sezione multimediale contenuta nella ristampa, che contiene ben due videoclip di “Starlight” e “Pictures Of War” registrati rispettivamente al Monsters Of Rock di Reggio Emilia nel 1987 e a Caldaro nel 1988, e infine il curatissimo booklet a sedici facciate che racchiude oltre agli immancabili testi, anche aneddoti e foto che hanno fermato un’epoca gloriosa vissuta in prima persona dagli Skanners.

 

Pictures Of War” risulta essere anche a distanza di più di vent’anni un disco fresco e attuale, forse non la perfezione totale che gli Skanners sono riusciti a ottenere col primo disco, ma sicuramente una gioiellino dove in qualunque modo vada a parare la band riesce sempre a mantenersi coerente con le proprie radici e i propri schemi. Un album da avere per capire al meglio l’evoluzione dei ragazzi del Trentino Alto Adige, leggenda vivente della NWOIHM.

 

Francesco “Running Wild”

 

TrackList

01. Pictures of War

02. Soomthing Very Special

03. Drowning Down the Drain

04. She’s Like a Boy

05. Fight Back

06. Turn It Louder Now

07. We Are Night

08. Wild

09. One Night

10 It’s Hard To Belive (Bonus Track)

11. Devil Cries Out (Bonus Track)

 

  • Anno: 2006
  • Etichetta: My Graveyard Productions
  • Genere: Heavy Metal

 

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