Voto: 8
Alla Crash & Burn Records sanno il fatto loro e ultimamente non sbagliano un colpo! Il debut album dei 4th Dimension ne è l’ennesima prova… Ma procediamo con ordine: prima le solite due note biografiche, giusto per sapere con chi abbiamo a che fare!
I 4th Dimension nascono in quel di Asiago nel 2005 per iniziativa del cantante Andrea Bicego e del tastierista Talete Fusaro, ben presto raggiunti dal batterista Massimiliano Forte, dal chitarrista Michele Segafredo ed dal bassista Stefano Pinaroli. Sin dall’inizio la band si focalizza su uno stile definito, il symphonic power metal, seguendo le orme di Stratovarius (influenza palesata già nel nome della band), Sonata Arctica, Rhapsody of Fire ecc.
Tra il 2008 e il 2009 i 4th Dimension iniziano a scrivere canzoni proprie e subito dopo Alessio Lucatti (tastierista dei Vision Divine), interessato al sound dei 4th Dimension, decide di produrne l’album di esordio, pubblicato agli inizi del 2011 per l’etichetta italiana Crash & Burn Records. Il 2011 si configura per i nostri eroi come l’anno della svolta: a fine febbraio infatti i 4th Dimension intraprendono la nuova avventura di un tour europeo che li vede a supporto dei Sonata Artica e dei Labyrinth, niente male come inizio!
E adesso passiamo alla sostanza… “The White Path To Rebirth”: un piccolo gioiello di symphonic power metal. E già vi sento, perchè lo so che siete tutti lì a dire “Ancora? Ancora un altro clone di Stratovarius e simili? E’ un genere che ha già detto tutto…” eccetera eccetera. Ebbene fareste meglio ad ascoltarli prima, perchè sì è vero, il genere è quello e i 4th Dimension ne seguono tutti i canoni, dall’uso della doppia cassa alle melodie orchestrali delle tastiere. Ma nel loro caso l’interpretazione è quella che fa la differenza. A partire dal songwriting più che ispirato: lo si intuisce già dal titolo, il bianco sentiero verso la rinascita, che suona come una poesia. Così come il testo di ogni singolo brano: provate a leggerli, così, senza nemmeno averli ascoltati (d’altronde i testi li trovate sul loro sito) e mi darete ragione. In linea con questo ragionamento, l’interpretazione del singer Andrea Bicego è qualcosa che va decisamente al di là dei canoni classici del genere, è il cantore di queste piccole poesie in musica: quello che salta all’occhio in questo lavoro, infatti, è che tutti i musicisti coinvolti sono bravissimi, ma chi colpisce al cuore è il singer, ben lontano dai soliti toni “alti e basta” del genere power, capace di interpretare ogni pezzo con un pathos e una carica emotiva che non possono lasciare indifferenti. Se a questo aggiungiamo le bellissime atmosfere create dal lavoro del tastierista, con sfumature che vanno dal symphonic al prog, il risultato non può che essere ammaliante.
Senza entrare nel dettaglio dei singoli brani, tutti sopra la media, mi limito a segnalare la poetica “Consigned To The Wind”, song poliedrica con atmosfere che variano dal prog al symphonic, l’originale “Goldeneyes” (che tra l’altro vede come guest proprio il produttore Alessio Lucatti) dalle sfaccettature ancora più variegate, un inizio quasi folk, per passare ad uno sviluppo sullo stile power più canonico fino al refrain che (non prendetemi per pazza…) mi ha riportato alla mente alcune suggestioni pop rock anni ’80 (sarà stata l’assonanza del ritornello con quello di una famosa canzone degli A-Ha, “The Sun Always Shine On Tv”, complice l’età…); nota di merito anche per “Sworn To The Flame”, dal refrain a dir poco esaltante e dal tiro velocissimo, riff di chitarra e tastiere fulminanti, uno dei pezzi migliori del lotto, insieme alla successiva, la malinconica “Everlasting”, una semi ballad in un duetto da brividi di Andrea Bicego e Melody Castellari; e ancora “A New Dimension”, altro duetto con Fabio Lione per un brano dal tiro potente e dai ritmi serrati, e “Angel’s Call”, dal ritornello decisamente più catchy, un altro di quei refrain che ti si stampano in testa con estrema facilità. Discorso a parte meritano le splendide ballad: la prima, “Winter’s Gone” è una power ballad con tutte le carte in regola, un attacco acustico per un crescendo musicale trascinante che ben traduce le emozioni che vuole trasmettere; la seconda, “Landscapes (Vestige Of The Earth)” rappresenta invece la perfetta chiusura dell’opera, una ballad al piano piuttosto inusuale e fuori dai canoni, una melodia delicata e dolce per un testo raffinato.
Per concludere, se come me siete tra i cultori del genere, andate a colpo sicuro, vi piaceranno , e non poco. Altrimenti vale comunque la pena di ascoltarli, magari farete una sorpresa a voi stessi!
Luy C.
TrackList
1. The Sun In My Life
2. Consigned To The Wind
3. Goldeneyes (feat. Alessio Lucatti)
4. Sworn To The Flame
5. Everlasting (feat. Melody Castellari)
6. A New Dimension (feat. Fabio Lione)
7. Winter’s Gone
8. Labyrinth Of Glass
9. Angel’s Call
10. Landscapes (Vestige Of The Earth)
- Anno: 2011
- Etichetta: Crash & Burn Records
- Genere: Symphonic Power Metal
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