Voto: 9

Cosa si può scrivere quando un grande musicista sforna un album avvalendosi della collaborazione di altrettanto grandi colleghi??? Bè, Si può scrivere molto…oppure si può lasciare parlare la musica! Opterei per la seconda scelta…ma una recensione è fatta, aimè, di parole…

E allora partiamo con i “convenevoli” citando qualche illustre credit dell’album …se vi dicessi che assieme al nostro eroeRigoni al basso troviamo il grande Michael Manring??? Basterebbe a convincervi all’acquisto???e se ci aggiungessi Gavin Harrison John Macaluso alla batteria????e Yves Carbonne al basso??? Come?? Non vi basta ancora??? Siete insaziabili!!!!

Ok , allora aggiungiamo qualche membro sparso di Astra,DMGTwinspirits Centrica…contenti? Bene, giochetti a parte, torno serio perché dopo tutti i nomi che ho fatto un po’ da ridere verrebbe, un riso di quello isterico, quello che fa impallidire pensando alla grandezza di tutta questa gente. Ebbene stiamo parlando di signori musicisti, che danno un notevole apporto di sostanza a questo “Rebirth“, nove tracce di musica senza confini di genere, fatta apposta per trascenderne il significato stesso, attraverso la quale emerge sicuramente la caratura tecnica e lo spessore strumentale del bassista trevigiano, senza tralasciare l’aspetto creativo e compositivo.

Volendo inquadrare in un genere a tutti i costi l’album potremmo legarlo al filone progressive, ma ripeto sarebbe, secondo me riduttivo. A rafforzare questa mia tesi ci pensa la prima traccia con il suo titolo, “Free”, qui la libertà di espressione è totale , la fusione del basso di Rigoni con la batteria di Gavin Harrison, la chitarra di Tommy Ermolli(Twinspirits) e la tastiera di Federico Sollazzo (turnista dal curriculum impressionante) rasenta l’alchimia magica. Il ritmo è sincopato ed ipnotico ed il basso tesse trame melodiche di alto livello, ricordandoci che può e deve essere uno strumento solista di primo piano, uscito totalmente da schemi e stilemi rock di qualche decade fa, quando era semplicemente uno strumento d’accompagnamento e veniva scambiato per una “strana” chitarra.

Rebirth” è la seconda traccia di questo full lenght, un evocativo duetto Alberto Rigoni/Yves Carbonne . Il tapping ritmico del primo (che mi ricorda alcune cose di Joe Satriani) viene sovrastato dal fretless di Carbonne che ricama le sue melodie ed i suoi contrappunti solisti in modo gustoso e sognante. La terza traccia (“Story of a Man”) mi riporta alla mente, almeno nella sua parte iniziale, un gruppo che amo particolarmente : i Black Light Syndrome! Grande Alberto!!! E’ inoltre la prima in cui compare il genio del freetless bass : Mr. Michael Manring che con i suoi feedbacks eleva la traccia a livelli stratosferici. E, infine, la prima nella quale troviamo il fortissimo John Macaluso alla batteria! “The Net” vede Alberto cimentarsi , solo con il suo basso, nella creazione di un brano molto “loop oriented”, una traccia breve ma intensa, piena zeppa di armonici e veramente suggestiva.

Arriviamo alla prima delle due uniche tracce cantate del cd, “Emptiness” un bel rockettone dalle forti venature prog, con tanto di interventi di cori gotic sparsi qua e là, che mette in risalto, con uno stupendo inciso, la voce di Jonas Erixon. Un pezzo destinato a diventare una hit!!!

A New Soul” è un duetto con Manring e riprende un po’ lo stile della traccia numero quattro, veramente sofisticata e fine. Una bellissima ritmica d Harrison c introduce alla traccia numero sette, cantata in modo impeccabile da Erixon, con una voce molto calda e “bluesy” che mi ricorda vagamente Coverdale (ascoltate il vocalizzo iniziale e la prima strofa n.d.) . Alla tastiera e alla chitarra troviamo due membri dei DGM, e cioè Emanuele Casali (anche con gliAstra) e Simone Mularoni. La differenza di “impronta” con l’altro pezzo cantato si sente, ma la qualità rimane inalterata…trattandosi di un altro grande brano.

La penultima song di questo gustoso album si intitola “Ontogeny” ed è vagamente fusion con Macaluso alla batteria, Andrea Pavanello (Centrica) alle keys e ovviamente il nostro Rigoni al basso…strepitoso! “White Shine” chiude degnamente l’album con ancora l’ottimo Sollazzo alle tastiere ed il Basso di Alberto, melodie soffici ed allegre per questo pezzo molto particolare e raffinato. In conclusione, se siete amanti dei grandi musicisti e della musica senza etichette, non potete non avere questo cd!!!

Luca Politanò

TrackList

1. Free

2. Rebirth

3. Story of a man

4. The Net

5. Emptiness

6. A new soul

7. With all my forces

8. Ontogeny

9. White shine

 

  • Anno: 2011
  • Etichetta: Nightmare Records
  • Genere: Bass Player Hard Rock

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