Voto: 8

Dopo il buon EP d’esordio ‘Ferocity‘ del 2008 (già da noi recensito) riecco i calabresi A Buried Existence pronti a ri-distruggerci i padiglioni auricolari. La formazione rimane invariata ed a crescere sono la qualità e la tecnica. Questo loro primo Full Lenght ‘The Dyin Breed’ propone i pezzi già datici in pasto con il loro precedente lavoro e l’aggiunta di sei nuove composizioni.

Già dal vortice iniziale di ‘Family Ties’ capiamo che andiamo incontro ad un lavoro davvero senza pietà. Era lecito aspettarsi un lavoro con i fiocchi dopo l’esordio, ma qui siamo proprio con i contro cazzi. Un album davvero ben composto, con momenti più cadenzati accostati a drammatiche sfuriate senza compromessi. Il genere è sempre deathcore, qui reso più morboso e psicopatico, seppur il lavoro presenti più sfumature. Una base ritmica davvero ben sostenuta è la colonna portante di tutto il contenuto che viene usata come tappeto per chitarre davvero notevoli pronte a sfornare trovate originali ed interessanti. Sarebbe limitativo descrivere le singole tracce, poichè l’album è da ascoltare per intero. Nessun calo di tensione o punti di noia fuoriescono, mantenendo l’ascoltatore partecipe.

Da Revenge’ alla cattiveria sonora di ‘Perverted Church’, alle sfuriate di ‘Public Enemies’ si va incontro ad una skizofrenia sonora davvero trascinante e la band non cade mai nel ‘già ripetuto’ ed evita fortemente di proporre brani lunghi, che renderebbero pesante l’ascolto del tutto. Ho avuto inoltre modo di notare qualche punta progressive durante tutto l’ascolto ed alcune trovate che sfocerebbero in ambito noiseggiante/doomeggiante tipo in ‘Reborn In The Sick’. La voce di Marko sfodera una rabbia davvero feroce, un urlo in faccia davvero nevrotico. Come conclusione, dopo l’avvolgente (nel senso di stritolamento e non di abbraccio eh?‘Combat Shock’  troviamo l’outro ’28 Week Later’ che ci accompagna verso un campo dove si è appena conclusa una battaglia, con morti ammazzati da tutte le parti. Ovviamente il lavoro è racchiuso in una autoproduzione davvero ben riuscita.

Sono davvero molto fiducioso nella prossima battaglia che continuerà questa guerra intrapresa dagli ABE. Indubbiamente ‘The Dying Breed’ è un album rigorosamente da avere se amate il metallo pesante. E colgo l’occasione per farvi notare che non vi è bisogno di guardare oltre confine per trovare realtà ineressanti, visto che in Italia abbiamo band davvero di elevato spessore come questa.

 

 

Francesco P. Russo

 

TrackList

01. Family Ties
02. Revenge
03. Perverted Church
04. The dying breed
05. Reborn in the sick
06. Public enemy
07. Unite (Throwdown)
08. New world desaster
09. Combat shock
10. 28 weeks later

 

  • Anno: 2011
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Technical Death

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