Voto: 7.5

I comaschi Witche’s Brew sono un trio e a me le formazioni (hard) rock a tre elementi sono sempre piaciute a prescindere, in virtù di una potenza e creatività solitamente superiori alla media. Punto. Fine della recensione? Va bene essere sintetici, ma così sarebbe un po’ troppo, no? E allora parliamo di questo White Trash Sideshow, il loro album d’esordio sulla lunga distanza dopo un EP a titolo Pentatonicspeedfreaks (2008). 11 tracce (9 su vinile) urticanti che triturano hard rock, southern rock, psichedelia, stoner rock e blues in un crogiolo davvero bollente.

La produzione è bella grezza e ruvida come ben si conviene al genere proposto, il problema è la resa sonora della voce del bassista Mirko Zonca, distorta e mixata a volume infimo, sovrastata, direi quasi sepolta, dagli altri strumenti. Non è dato sapere se ciò sia dovuto a un errore di produzione (tendo tuttavia ad escluderlo) o se sia piuttosto frutto di una scelta voluta, ossia quella di effettare ad hoc le vocals e registrarle in tal modo. Una decisione quanto meno discutibile, a mio avviso, perché, soprattutto in uno stile musicale come quello dei WB, la voce riveste un’importanza primaria e pertanto dovrebbe risultare l’elemento portante di tutto il sound. E poi, se le vocals non si sentono o quasi, tanto vale fare un disco tutto strumentale, no?

Fatta questa doverosa premessa, c’è da dire che i brani sono molto efficaci, a cominciare dal trittico d’apertura composto dal mid-tempo “Stone Cold Killer“, dalla più scattante e dinamica “Leather” e dall’estesa jam acid-blues “Rebel Goon Blues“, in cui si colgono palesi richiami alla Jimi Hendrix Experience, pur se in chiave più dura. Ottimo il lavoro del chitarrista Mirko Bosco, ex leader dei Disper-azione, valorosi esponenti della vivacissima scena HC-punk italiana degli anni Ottanta. Nell’heavy boogie di “The Mission” spuntano gustose inserzioni di organo Hammond, mentre “Dusk till Dawn” è rallentata, cupa, pesante, e sembra uscire da un folle e bastardo incrocio tra Molly Hatchet e Motörhead. Decisamente hendrixiana anche Drunkman Soul“, con una seconda parte dominata dai solismi di Zonca e da una sezione ritmica che picchia forte. Le ultime due canzoni sono presenti solo nel formato CD:  si tratta di “Bloody Mary“, riff rock tipicamente da concerto live, e “Revenge“, in bilico fra tinte heavy southern e brevi momenti da ballata skynyrdiana.

Un valido album in cui si respira una (mal)sana aria intrisa di fumo e alcol di saloon e polvere delle freeways americane che corrono lungo i deserti della California o del Texas. In sede di giudizio finale e “aritmetico”, tuttavia, gli assegno un punto in meno per via della questione-voce di cui sopra.

 

Costantino Andruzzi

 

TrackList

01. Stone Cold Killer
02. Leather
03. Rebel Goon Blues
04. The Mission
05. Seas of Shame
06. Eighty Miles Across the Sea
07. Dusk till Dawn
08. Drunkman Soul
09. Double Trouble
10. Bloody Mary
11. Revenge

 

  • Anno: 2010
  • Etichetta: Black Widow Records
  • Genere: Hard Rock

 

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