Voto: 6
Quando si parla di “black’n’ roll” si parla di una delle etichette concettualmente più difficili da accettare in ambito metal. Viene infatti lecito chiedersi cos’abbiano in comune due generi diametralmente opposti quali il black metal ed il rock’n’roll. Eppure questo connubio è per certi versi possibile, e lo hanno dimostrato- seppur con risultati piuttosto altalenanti- bands quali gli ultimi Satyricon; anche se a mio avviso, a dirla tutta, sarebbe più sensato parlare di “industrial black metal”, o qualcosa del genere.
Si autodichiarano “black’n’ roll”, per l’appunto, i romagnoli Whiskey Ritual, freschi di pubblicazione del full-lenght ‘In Goat We Trust’. La ricetta è piuttosto semplice: chitarre usate con sonorità black metal (e dunque suoni taglienti, plettrate veloci ecc.) ma dedite a linee che con il black ben poco c’incastrano: scordatevi dunque i freddi riffs monolitici, taglienti e ripetitivi, scordatevi un drumming furioso e martellante costantemente in doppia cassa, e preparatevi piuttosto ad ascoltare ritmi più “commerciali” (con le dovute precauzioni del caso), riffs più ruffiani e immediati, dalla struttura ben diversa, più metal in senso generale oserei dire. E scordatevi pure lo scream puro: la voce non segue una strada ben definita, bensì osa tentare strade meno consuete, come un timbro (piuttosto ricorrente peraltro) a metà tra l’urlato e il filtrato.
Questa ricetta si concretizza fin dall’opener, intitolata- guarda caso- ‘Black’n’ Roll’ ed aperta da un giro di chitarra massicciamente effettato e collocato in lontananza, e poi portata avanti con un “tu-pa tu-pa” più punk-hardcore che metal. Non manca un piccolo intermezzo in stile black canonico, rallentato, glaciale e tagliente (molto in stile Darkthrone), ma si tratta solo di una parentesi.
Su ‘One Million’ compare dietro al microfono un ospite d’eccezione, tale Apollyon (noto fondamentalmente per il suo attuale ruolo di bassista degli Immortal, nonché per la storica militanza negli Aura Noir). Si tratta di un brano complessivamente riuscito, costruito intorno ad “duello” tra le due voci, l’una (quella dello special guest) più cupa e roca, l’altra (quella del singer in carica) più acuta ma un tantino ovattata e sicuramente meno “naturale”.
Abbiamo anche un brano cantato in italiano, vale a dire ‘Legione D’Assenzio’: un pezzo non eccessivamente veloce, strutturalmente più black dei precedenti con una voce lontana declamata e quasi epica, e con un arpeggio acustico centrale che lo spacca in due conferendo malignità.
Gli aspetti interessanti di questo ‘In Goat We Trust’, però, si fermano qui: tanti ritmi si somigliano, e fanno un po’ scadere le soluzioni proposte; non che l’ascolto annoi, ma coinvolge poco, e non sempre tiene viva l’attenzione. Le sperimentazioni a livello vocale sono interessanti, ma anche’esse dopo un po’ peccano di ridondanza. A mio avviso questi sono dei limiti intrinseci di un genere/non-genere quale il black’n’ roll, che già tende a non essere ben visto (troppo “impuro” per i blacksters, troppo black per il resto del pubblico): i possibili sbocchi non sono poi cosi tanti, e se dare vita a qualche brano interessante può non essere un compito arduo (e non lo è certo per gli Whiskey Ritual), ben diverso è il discorso quando si parla di un intero album. Non bocciati, insomma, ma nemmeno promossi: c’è ancora da lavorare.
Francesco Salvatori
TrackList
- Black’n’ Roll
- In Goat We Trust
- One Million
- Drunken Night
- My Wind
- Maryann
- Devil’s Street
- Legione D’Assenzio
- The Humans’ King
- Whiskey Ritual
- Anno: 2010
- Etichetta: Lo-fi Creatures
- Genere: Black Metal
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