Voto: 8

Come metallico si è dimostrato l’anno che ci siamo messi da poco alle spalle, anche il 2011 si è aperto sotto il migliore degli auspici per quanto riguarda il pesante sound del nostro stivale e una ormai vecchia conoscenza della nuova scuola di allievi dediti anima e cuore al robusto suono luccicante, si ributta nella mischia proveniente dal suo paesello della provincia di VercelliOldenico. I pestiferi Alltheniko decidono che due anni siano stati più che sufficienti per riflettere sul da farsi, tempo in cui non sono stati certo con le mani in mano e quindi, impugnati di nuovo i loro strumenti, tornano a farsi sentire con il loro suono omicida su Millennium Re-Burn, terzo capitolo della loro giovane storia iniziata nel 2002 e snodatasi su due precedenti album che ne hanno di fatto evidenziato passo dopo passo una certa maturazione artistica, culminata con la nuova fatica presentata in un’ elegante versione digipack con tanto di booklet curatissimo, i quali troneggiano tronfi sullo scranno redazionale del sottoscritto.

 

Il terzo disco di ogni band è la prova del nove, la chiave di volta che può dare un senso a tutta una carriera iniziata nel bene o nel male e gli Alltheniko riescono a trovare con questa release il loro fulcro decisivo, che mantiene sempre le coordinate del suono su violente accelerazioni e spinte vertiginose su sentieri prettamente metallici, figli di un amore indescrivibile per la musica ottantiana, ma le arricchisce di qualche spunto che ne permettere di cogliere un qualchè di impegno profuso che non fa più della band vercellese solo una devota ammiratrice dei ritmi speed alla Exciter e alla Savage Grace, ma si sforza di dare qua e là un’impronta personale al suono di Joe Boneshaker e soci. Dopo il marziale intro Millennium” l’apertura è delegata ai ritmi al cardiopalma di “Spirit Of The Highway, classica song in stile Alltheniko spedita a dritto sui binari della follia, dove ritroviamo le gracchianti vocals del sempre folle Dave Nightfight fare da preludio al ritorno nella pazzia accompagnata come sempre dai prestanti rifferama di Joe Boneshaker e dall’autorevole drumming di Luke The Idol, la cui batteria viene soffocata inspiegabilmente da un suono dozzinale nella successiva “No More Fear” che a proposito di pazzia annovera come ospite speciale l’amico Gord Kirchin, il pazzoide vocalist dei canadesi Piledriver che si rende protagonista di un’interpretazione eccellente in lingua italiana di un passo della Divina Commedia, supportato dalla solita macchina bellica piemontese.

Una digressione in stile Grave Digger disimballa la massiccia “Harold Will Survive”, mid tempo roccioso che in più di un’occasione rievoca le granitiche timbriche di Chris Bolthendal e soci, con l’aggravante per i becchini che Bolthendal non possiede la voce anni acuta e sporca allo stesso tempo di Nightfight, uno dei migliori vocalist in campo classico esistenti in Italia. Come i Priest anni orsono composero il loro adagio “Monsters Of Rock” intriso di quella determinata atmosfera di adorazione alla musica che amiamo, il giovane trio compone il proprio manifesto d’amore all’heavy metal con la flemmatica “Metal Lord”; i ritmi scandiscono con fierezza l’orgoglio metallico, culminante nel roboante refrain. Un’ acustica entrata dai tratti malinconici spiana la strada ad un altrettanto rabbiosa “The Inner Self“, ma è con la successiva “Masterful Man” che gli Alltheniko inciampano nel percorso finora attraversato con disinvolta bravura, buttandosi in una mischia modernista che ricorda gli Annihilator sbiaditi del dopo Comeau e che non porta loro punti a favore, ma ci pensa il flavour goliardico di “Army Of Nerds” a far risalire la colonnina di mercurio nel misuratore dell’adrenalina, proseguendo con un altrettanto elettrizzante “Hide in The Dark”, dove si dà sempre cura maniacale ai ritmi sostenuti senza dare mai un attimo di respiro all’ascoltatore, e questa costante viene mantenuta anche successivamente nelle buone “In the Name Of The Cross” e “Broken Wings”, fino a terminare con il piede sull’acceleratore con la siderurgica “Re-burn” che chiude con vigore un album che come detto sopra mantiene gli Alltheniko sulle coordinate a cui ci hanno ormai abituato dal 2007 a oggi, sforzandosi però di dare un tocco di personalità laddove è possibile, pur sapendo che oggi giorno la cosa è molto ardua.

 

Se volete ancora una volta farvi travolgere dal lato spensierato ma robusto dei tre metallers piemontesi, la loro “rinascita” è ciò che fa al caso vostro.

 

Francesco Running Wild

 

TrackList

01.  Millennium (intro)
02. Spirit Of The Highway
03. No More Fear
04. Harold (Will Survive)
05. Metal Lord
06. The Inner Self
07. Masterful Man
08. Army Of Nerds
09. Hide In The Dark
10. In The Name Of The Cross
11. Broken Wings
12. Reburn

  • Anno: 2011
  • Etichetta:  My Graveyard Productions
  • Genere: Heavy Metal Speed

Links:

Facebook

Bandcamp

Spotify

YouTube

Autore