Voto: 7

Il lavoro di cui oggi vi parlo porta il nome di ‘Tumults in the Absence’, partorito dalla “folle” (cit. del Klaus quando mi ha passato il materiale) mente di Nartum, col suo one-man band ‘Ymir‘ – già attivo nella scena pagan-black-folk con vari progetti introspettivi e dalle tematiche fedeli al genere.

Questa volta il concept ben si articola attraverso le tracks, prevalentemente votate alle atmosfere cupe delle ambience: un viaggio onirico che attraverso una sorta di misticanza astrale, mai si discosta dal freddo.

La title track apre magnificamente il lavoro, non risultando mai banale o tediosa – un’ottima prefazione al seguito che, ahimé, ha la sola pecca della durata! E’ la depressive ‘Tåkela‘ ad aprire effettivamente le danze, con vocals cadenzati e ben innestati nelle ritmiche del secondo pezzo, cui segue una ‘Filosofear‘, prevalentemente simile – ma senza esagerazioni (accoppiamole pertanto empiricamente).

La IV traccia, ovvero ‘Astral Visions of the Ancient Giant’ infatti, riprende la linea ambient dell’album.. manifestando spazialmente una predominanza di inquietudine solenne, a spezzare la distorsione del black precedente, quasi ad infondere calma con la sua spiritualità interiore. Tuttavia, la parabola discendente del pagan black riprende immediatamente con ‘Graves of Shattered Dimensions’, in netto contrasto con l’ancestrale alone di mistero dell’interlude (?) precedente.. ma è qui che compaiono le prime ritmiche care al viking, seppur sempre velate dalla distorsione classica del nero genere – una traccia che ho gradito molto, poiché non omogenea, articolatissima e dall’incisione notevole.

Una tenue ed inquietante bufera si impossessa dei primi secondi di ‘Ancestor Memories’, che irrompe ben presto galoppante per fare duo col quinto brano: troviamo anche qui la similitudine che mi ha indotta a mettere in coppia II-III – riff di matrice/influenza simile, ma che mai plagiano un altro. La VII, ‘Crying of the Forsaken Spirit’, non ho ben capito come si presenta all’udito, in quanto inizialmente segue la linea da intermezzo ambient; ciò che però attira la mia attenzione è senz’altro il riff di chitarra con atmosfere malinconiche che inaspettatamente evolvono in pagan-black, su cui Ymir alterna pulito e scream sulla linea vocale.

Uno spazio particolare concediamo invece all’VIII track, della durata di ben 19 minuti che, a mio parere, riassume ogni stilismo concettuale e sonoro di questo prodotto: dalle raffiche di vento, alle ambience, a scatti dirompenti di aggressività, per poi piombare in una stasi plumbea e glaciale – quasi a riecheggiare un antro dimenticato di norrene terre, come forse il titolo ‘Lost in Myself’ ci suggerisce.

Sostanzialmente a me caro, questo genere è presentato nel migliore dei modi per gli appassionati di ambient e del pagan-black, senza dimenticare le notevoli influenze ‘a sorpresa’.
Speriamo di risentire questo esordiente artista presto, con un nuovo lavoro all’ascolto.

 

BlackLux

 

TrackList

01.Tumults in the Absence
02.Tåkela
03.Filosofear
04.Astral Visions of the Ancient Giant
05.Graves of Shattered Dimensions
06.Ancestor Memories
07.Crying of the Forsaken Spirit
08.Lost in Myself (An Idyllic Journey)
09.ghost track: Nedenfor Kjernen (Giunnungagap)

 

  • Anno: 2010
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Space Ambient Black Metal

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