Il secondo lavoro della Strana Officina mostra il lato più heavy metal della band che, nata per svago come espressione di una comune passione verso i gruppi hard rock anni 70, aveva 3 anni prima inciso un altro EP, il mitico “Strana Officina” del 1984.
L’EP era composto da 4 brani cantati in italiano, ed era stilisticamente più vicino all’hard rock settantiano (appunto) che non al quel metal purissimo che, chi abbia voglia di scavare più in profondità  e non fermarsi ai soliti nomi, potrà senza dubbio ascoltare per un quarto d’ora qui… con immensa gioia e nostalgia.
Anche in questo EP i brani sono 4 e, oltre ad un deciso cambio di stile, notiamo come ora siano
scritti in inglese, scelta senza dubbio dettata dalla necessità di raggiungere una schiera
più ampia di metal-kids, soprattutto a livello europeo… era infatti il 1987 ed il verbo del metal si era oramai diffuso a macchia d’olio in tutto il mondo.
Il lavoro si apre con “The Ritual”, preceduta da un intro abbastanza inquietante che si interrompe
bruscamente per lasciare spazio alla chitarra priestiana di Fabio. Il pezzo si apre successivamente con delle melodie spiccicatamente maideniane, godendo costantemente di un buon suono che valorizza tutti gli strumenti. Bellissima la linea vocale della strofa che raggiunge il suo apice nel ritornello “So come… Join the Ritual!”. Ispiratissimo anche l’assolo, breve ma efficace e soprattutto adatto al pezzo, scevro di tutte quelle menate iper-tecniche tanto care alla maggioranza dei chitarristi odierni.
Ma se “The Ritual” è un mid-tempo che raddoppia nel finale, “Gamblin’ Man” è invece un pezzo che parte e finisce veloce, anzi velocissimo! Ci troviamo insomma di fronte ad un brano speed, né più né meno! Diciamo una sorta di Exciter toscani, hehehe!
Chiuso il Lato A con una tempesta metallica, il lato B ci presenta quella che potremmo definire la ballata dell’EP, la fantastica “Unknown Soldier”, con quella piacevolissima chitarra arpeggiata che fa da sfondo alle strofe e, in parte, al ritornello; quest’ultimo poi è da brividi, così come l’immancabile assolo, senza dubbio il migliore del disco.
E si arriva all’ultimo brano (di già!), l’inno “Metal Brigade”: essenziale, diretto e… anthemico come deve suonare un anthem…. perfetto!
Dopo di che si chiude il breve EP, lasciando solamente la voglia di rimettere la facciata A!
I testi sono abbastanza canonici; si assiste ad uno strano rituale in qualità di prescelto in “The Ritual” per poi apprendere la storia di un uomo tanto fortunato al gioco d’azzardo quanto sfigato in amore. Ci si commuove (chi l’ha detto che noi metallari siamo rozzi e insensibili?) con la triste solitudine e le riflessioni sulla guerra dell'”Unknown Soldier” per poi scatenarsi con l’esaltazione del metallaro, urlando a squarciagola contro tutti coloro che ci guardano male perchè “you’re not like them, with your bike and your leather”… che ci frega? Noi facciamo tutti parte della Metal
Brigade!
Signori, che gruppo! Mi prostro dinnanzi al vinile e al ricordo splendido di ciò che fu la Strana Officina; e una lacrima se ne va per Fabio e Roberto… Only the good die young…

Paolo

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