Voto: 8.5
“Opus I Dona Eis Requiem” rappresenta, oltre che il debutto dei Sextum Sepulcrum, la prima tappa del Progetto Requiem, un ambizioso disegno diviso in tre album destinati a costituire un unico concept. Il concepimento è stato piuttosto lungo, data la necessità di creare – al di là delle linee musicali – una storia originale ed i personaggi in essa coinvolti.
La proposta musicale, stando alle dichiarazioni del gruppo, è tale da adattarsi per seguire l’andamento della trama. Per quanto riguarda l’idea di fondo, viene naturale accostare questo progetto a quanto già fatto in passato dagli Avantasia con le due “Metal Opera”; la musica segue però una direzione ben diversa, molto più dura e aggressiva.
Il primo impatto con l’album è un po’ spiazzante: la copertina infatti non è particolarmente elaborata, e ricorda molto quei lavori dei primi anni ’80, in cui l’artwork era piuttosto minimale. È molto carino comunque il font usato, specialmente la S, costituita da due serpenti a bocca spalancata che si contendono una mela. In ogni caso non dispongo dell’artwork completo, perciò il mio giudizio estetico si ferma qui, anche perché della musica contenuta c’è molto da dire.
“Opus I” è un lavoro molto lungo ed elaborato, e si articola in ben tredici brani raggruppati in sei capitoli; l’ultima canzone – pezzo dalla lunghezza non indifferente – si suddivide a sua volta in sei parti. Il tutto è condito da un’ottima tecnica di esecuzione e soprattutto da una raffinata capacità di arrangiamento, che rende possibile la coesistenza pacifica di sette musicisti. È difficile identificare un’influenza principale, proprio a causa delle mille sfaccettature di questo disco, ma se dovessi fare un nome direi senz’altro gli Iced Earth, almeno per quanto riguarda le sonorità e l’articolazione di certi riff molto corposi.
Anche il cantato spazia tra vari stili, rimanendo complessivamente fedele ad una tonalità piuttosto bassa e calda, in grado di salire ove necessario (e anche qua mi viene di accostarlo a Barlow…), ma strizzando l’occhio anche a soluzioni più estreme (ad esempio parte di “The Demon Inside The Shepherd” è cantata in growl). Il lavoro dei vari strumenti è notevole: le chitarre danno origine ad intrecci veramente spettacolari, ed ai loro giochi si aggiungono talora le tastiere, generando nel complesso ottime melodie.
Non ha molto senso estrapolare un singolo brano dal contesto, in quanto “Opus I” nasce per essere ascoltato tutto di fila. Meritano comunque un discorso a parte gli ultimi due brani, ciascuno dei quali costituisce- non a caso- un capitolo a sé stante.
Il primo di essi è “Requiem for a Son”, già apparso sulla compilation “Invasione Totale Vol.2” (promossa da Granducato Di Metallo) e particolarmente rappresentativo per la proposta del gruppo: nei cinque minuti di questa canzone viene ripercorso in miniatura il contenuto di tutto l’album. Il secondo è “Dona Eis Requiem”, brano conclusivo e al tempo stesso title-track, che con i suoi 18 minuti di lunghezza va a costituire una sorta di album nell’album. Quasi un’autocelebrazione, si potrebbe dire: con questo pezzo i Sextum Sepulcrum danno pieno sfoggio della loro abilità compositiva, tra riff potenti, solos dall’ottimo gusto melodico e momenti vagamente sinfonici; il tutto condito con una linea vocale camaleontica come non mai, in alcuni passaggi più cupa e sofferta, in altri più calda e al tempo stesso tagliente, in altri ancora roca ed aggressiva. Insomma, quasi 20 minuti che godono del privilegio di non stancare.
Privilegio di cui, purtroppo, non gode tutto l’album: “Opus I” è difatti un prodotto molto difficile da ascoltare (oltre che lungo: consiglierei, in futuro, di cercare di contenere la durata complessiva), destinato a stancare dopo pochi brani un ascoltatore occasionale alla ricerca di una musica “di sottofondo” (per fare un esempio, non credo che metterei mai questo cd nell’autoradio…). Per poter comprendere e – di conseguenza – apprezzare “Opus I” sono necessarie una buona concentrazione ed un’ottima capacità di ascolto: si tratta quindi di un lavoro rivolto ai palati più raffinati. Del resto, non a tutti piace il caviale… alle orecchie di chi apprezza una musica più complessa ed elaborata, questo lavoro potrà piacere veramente tanto.
Se anche i due episodi successivi (di cui uno è attualmente in cantiere) si manterranno su questi livelli, credo che sentiremo parlare dei Sextum Sepulcrum ancora a lungo.
Francesco Salvatori
TrackList
Chapter I – Faith and Wisdom:
1- Intro (Birth)
2- The Way you Show
3- The Truth I Knew Within
Chapter II – I Am:
4- Disclaimed Son
5- Broken Blood Ties
Chapter III – Tragedy’s Breath:
6- Last Vanishing Hopes
7- Requiem for a Mother
Chapter IV – Our Blood, Our Pain:
8- Kissing Madness Eyes
9- The Demon inside the Shepherd
10- The Sunset Beyond my Eyes
11- One Last Silence
Chapter V – Splitting of the Ego:
12- Requiem for a Son
Chapter VI – Requiem:
13- Dona Eis Requiem:
I. Overture- A Story to Tell
II. The Knife of God
III. Epitaph
IV. Violated Soul
V. Lacrimosa- The Silence
of the Wilderness
VI. Declivitas Umbrae
- Anno: 2009
- Etichetta: Autoprodotto
- Genere:
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